Sono 1.080 i richiedenti asilo presenti attualmente sul territorio di Monza e Brianza. Questo il dato presentato nei giorni scorsi dal Raggruppamento Temporaneo d’Impresa Rti Bonvena in occasione della Giornata Mondiale del Rifiugiato che si celebra il 20 giugno.
Oltre cento pagine che analizzano a tutto tondo il fenomeno della migrazione, facendo emergere che le cause non risalgono esclusivamente agli ultimi anni, ma pongono le loro radici già alla fine degli anni Novanta, fino ad arrivare alle grandi migrazioni che hanno visto l’Italia diventare porto sicuro per migliaia di persone che dalle rive del Mediterrano sono approdate nei porti italiani, non tutti con l’idea di rimanere nel nostro Paese ma con il sogno di costruirsi un futuro migliore in altri Paesi Europei.
Secondo i dati riportati nel report della Rti Bonvena “nel mondo oggi sono 28.300 le persone costrette a fuggire dalla propria terra per la guerra, per motivi economici o politici. Secondo il rapporto Onu 2017 circa 258milioni di persone hanno lasciato i loro Paesi di nascita e ora vivono in altre nazioni. Sono in aumento del 49% rispetto al 2000, quando erano 173 milioni, e del 18% rispetto al 2010, quando se ne contavano 220 milioni. Secondo l’UNHCR (l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati) in media, nel mondo, 1 persona ogni 113 è costretta ad abbandonare la propria casa. Sono circa 65 milioni di persone ogni anno: un numero maggiore di tutta la popolazione dell’Italia. Sono dunque tanti ma anche pochi: basta essere uno dei centododici della statistica e il problema non ci tocca direttamente”.
Numeri alla mano, sempre secondo i dati UNCHR nel 2016 22 milioni e mezzo di migranti erano rifugiati (di cui 5 milioni e mezzo provenienti dalla Siria).
Prima frontiera, come le cronache ormai da anni ci hanno abituato, è il Mar Mediterrano con il primo attracco sulle coste italiane. Ma il Mediterraneo, sempre secondo i dati presentati dal report della Rti Bonvita, per molti si è rivelato anche l’ultimo viaggio.
L’anno scorso nelle acque del Mediterraneo hanno perso la vita quasi 2 persone ogni 100 partite, mentre l’anno precedente il dato era di un migrante morto nel Mediterraneo ogni 100 partiti. Nel 2017 c’è stato un calo di flussi migratori in Europa via mare:tra migranti e rifugiati sono approdati via mare 171.694 persone; nel 2016 erano stati 363.504 e nel 2015 1.011.712.
Proseguendo nell’analisi del report, secondo dati del Ministero dell’Interno, nel 2017 hanno chiesto protezione in Italia circa 130 mila persone, nel 2016 i richiedenti asilo erano stati 123.600, e l’anno prima 83.970 evidenziando un calo degli sbarchi.
I dati dell’accoglienza di Monza e Brianza sono importanti: dal 2014 sono giunti oltre 5mila richiedenti asilo, attualmente sono presenti circa 1.800 di cui 1.080 gestite dalla Rti Bonvena. I migranti provengono da 40 Paesi tra Asia e Africa e hanno un’età compresa tra i 20 e i 30 anni.
A livello regionale – i dati però sono aggiornati alla fine del 2017 – in Lombardia ci sono 25.663 richiedenti asilo: 7.062 nella città metropolitana di Milano, 2.840 nella provincia di Brescia, 2.517 nella provincia di Bergamo, 2.087 nella provincia di Monza e Brianza, 1.975 nella provincia di Varese, 1.920 nella provincia di Pavia, 1.902 nella provincia di Como, 1.399 nella provincia di Cremona, 1.321 nella provincia di Lecco, 911 nella provincia di Lodi e 77 nella provincia di Sondrio.
Il Raggruppamento Temporaneo d’Impresa RTI Bonvena costituisce la maggiore realtà operante sul territorio brianzolo nella gestione dell’accoglienza dei richiedenti protezione internazionale, lavorando su mandato della Prefettura di Monza e Brianza. Sono circa una ventina gli enti che vi aderiscono, tra cooperative sociali, associazioni ed enti ecclesiastici, compresi i due maggiori consorzi del territorio, Consorzio Comunità Brianza e CS&L.
L’obiettivo è la promozione di un’accoglienza che guardi al futuro e sia in grado di aprire la strada a percorsi virtuosi, sul piano della realizzazione personale e dell’inserimento nella società. Anche andando oltre la semplice fornitura dei servizi previsti dal bando ministeriale e sostenendo, attraverso un fondo ad hoc – il Fondo Hope – finanziato dagli stessi enti, progetti individuali, attraverso l’erogazione di borse lavoro e contributi economici.