In periodo di campionato del mondo di calcio, con l’almanacco ci concediamo una puntata nel mondo del pallone per ricordare uno dei più grandi di tutti i tempi. Il 4 luglio, anno 1926, coincide infatti con la nascita di Alfredo Di Stefano. Argentino di chiari origini italiane, alla fine sarà naturalizzato spagnolo, è considerato da molti il calciatore più completo di ogni epoca.
I grandi si conquistano sul campo un soprannome. Pensiamo al suo illustre connazionale di qualche generazione successiva: Diego Armando Maradona, il “pibe de oro” perché con quel magico sinistro è in grado di fare ciò che vuole. Di Stefano non è da meno quanto a considerazione. E per tutti, durante la carriera, sarà nientemeno che la “Saeta rubia”, veloce, presente a tutto campo benché teoricamente attaccante. Inventerà un nuovo modo di giocare al calcio. Niente male davvero questo ragazzo che tira i primi calci tra le vie storiche del quartiere Barracas a Buenos Aires con sbocco naturale, per chi sa dare del tu al pallone, al mitico River Plate.
La sua fortuna è un’amichevole a Madrid nel 1952. Tifosi e tecnici spagnoli rimangono incantati dalle sue qualità. Alla fine riescono a fargli firmare un contratto i blancos del Real Madrid. Per loro è un’autentica fortuna. Una squadra che non vince titoli da una ventina d’anni di colpo diventa una delle più forti del mondo.
La bacheca delle merengues dice molto: con lui otto trionfi nella Liga (su 10 campionati disputati), una Copa del Rey e, addirittura, cinque Coppe dei Campioni. Con Di Stefano che, manco a dirlo, va in rete in tutte e cinque le finali. Per lui, inoltre, due palloni d’oro per un bottino di complessivo di 22 titoli tra River Plate, Millonarios di Bogotà (all’epoca dello sciopero dei calciatori argentini), Real Madrid e Nazionale.
Per lui solo un dispiacere. Non ha mai avuto la possibilità di disputare un Mondiale. Ma è talmente unico, che la storia del calcio gli riserva comunque un posto tra i grandi di ogni epoca.