MONZA – Al raduno di Pontida si fa goliardicamente un selfie accanto al cartonato di Matteo Salvini e l’immagine finisce nella rete ricoperta di insulti. Il militante non sapeva che, mentre si divertiva a farsi l’autoscatto, accanto a lui c’era – perfettamente mimetizzato con il popolo del Carroccio – qualcuno che non la pensava allo stesso modo. L’istante dell’autoscatto è stato immortalato ed è finito su facebook ricoperto di insulti, sulla persona, sulla sua psiche e sulla sua formazione scolastica.
Ma si sa che la rete è come un paesello: gira e rigira gli amici sono sempre gli stessi e tra il detrattore dei leghisti c’era anche un amico dell’immortalato accanto al cartonato. Che lo ha immediato avvisato di quello che circolava nel mare del web.
Il leghista non ci ha pensato due volte e si è rivolto ai legali. Infastidito da quegli epiteti che gli sono stati rivolti da chi neppure conosce la sua storia. Infatti accanto al cartonato di Salvini non c’era un militante qualsiasi, ma Andrea Innocenti, leghista, laureato e che da settembre segue il caso di Sergio Bramini e di molte altre famiglie finite sul lastrico a causa delle banche o dello Stato.
Ed è lo stesso imprenditore monzese salito alla ribalta delle cronache nazionali per essere fallito per un debito di 4 milioni di euro non saldati dalla pubblica amministrazioni a prendere – sempre sui social – le difese di Andrea Innocenti. “Andrea Innocenti non merita insulti gratuiti da parte di chi non lo conosce a fondo – posta Sergio Bramini sul suo profilo facebook rilanciando l’immagine e il post contro il leghista – In molti casi mi ha seguito dedicandosi a me e agli altri spinto da un sano senso di giustizia e solidarietà verso il prossimo, indipendentemente dall’appartenenza politica”.
Nell’epoca dei social una riflessione è d’obbligo: la rete è una piazza pubblica e chi sulla rete posta immagini e pensieri si prende la piena responsabilità di quello che dice. Perché, forse qualcuno se lo dimentica, i social non sono l’arena dove indistintamente si scrive quello che istintivamente passa per la testa. I social non sono un privé , ma una piazza virtuale accessibile a tutti. Con leggerezza e spesso con ingenuità si riempiono di fango persone che neppure si conoscono, etichettando come ignorante e razzista un giovane papà, laureato che con determinazione da tempo ha deciso di combattere accanto a coloro che, a prescindere dal colore politico e della pelle, rischiano di rimanere senza una casa.
Barbara Apicella