“Fanne quel che ti pare. Ma, se la stampi, pagamela bene per farmi venire voglia di seguitarla”. Nasce così con questa frase dell’autore, quasi per gioco, la storia di Pinocchio. Una pubblicazione a puntate su un giornale, con prima uscita il 7 luglio 1881. Nessuno, al momento della pubblicazione, immagina di avere tra le mani un successo mondiale. Non l’autore, che sarà conosciuto in tutto il pianeta con lo pseudonimo di Carlo Collodi invece che con il nome reale del giornalista Carlo Lorenzini. E quello scritto, nato inizialmente come “La storia di un burattino”, per tutti diventerà ufficialmente “Pinocchio”.
Collodi è molto schietto quando finisce di scrivere questa storia: “L’è una bambinata”. E, come tale, la consegna a Ferdinando Martini, direttore del settimanale “Giornale dei bambini” allegato al quotidiano “Il Fanfulla”. Di fatto il direttore quella bambinata l’apprezza e la suddivide in otto puntate, pubblicate tutte con cadenza irregolare nell’arco di quatto mesi”.
Per Collodi finisce lì, con Pinocchio impiccato a una quercia. A decidere che la storia deve proseguire sono i lettori che inondano il giornale di lettere per chiedere che vengano pubblicate altre puntate. Come potrete immaginare, l’accaduto a Collodi non fa molto piacere: un po’ perché ha esaurito quella che doveva essere la sua storia. E un po’ perché, quando crediamo di aver finito un lavoro, metterci di nuovo mano non è poi così simpatico.
Il lettore, però, ha sempre ragione. La storia continua e, dopo due ulteriori anni di lavoro, arriva a quella che è la conclusione ufficiale che tutti oggi conosciamo. Con questa svolta cambia anche il nome: da “La storia di un burattino” diventa “Le avventure di Pinocchio”. Un lavoro che non rimane confinato a quelle puntate, bensì diventa un libro a tutti gli effetti con illustrazioni dell’ingegnere Enrico Mazzanti, che negli anni diventa un nome importante nelle illustrazioni per l’infanzia.
Il libro, naturalmente, fa crescere il successo di Collodi e di Pinocchio in maniera esponenziale. Per molti è da considerare a tutti gli effetti il libro più venduto della letteratura italiana, tradotto in 240 lingue diverse. Con interpretazioni di ogni tipo: sociologiche, psicologiche, religiose. Anche massoniche, visto che secondo taluni si caratterizza per una simbologia esoterica.
Per tutti, più semplicemente, è la storia di un burattino che, nella sua semplicità, e sotto lo sguardo benevolo di Geppetto, ci ricorda alcune regole di vita. Una in particolare, grazie a Pinocchio, la sanno proprio tutti: “Ci sono bugie con le gambe corte… e quelle con il naso lungo”.
Gualfrido Galimberti