Trovarvi di fronte a un leone ferito è probabilmente una delle esperienze peggiori che possa capitarvi. Non sarà disposto ad ascoltare le vostre ragioni, non avrete nemmeno il tempo di dire qualche preghiera. Sergio Bramini è un leone ferito. Si sentiva in gabbia negli scorsi mesi, quando tra la battaglia legale, le carte bollate, le aste giudiziarie, non riusciva a combattere per difendere se stesso, la sua casa e, naturalmente, la sua intera famiglia.
E’ stato colpito. Duramente. Quello sfratto esecutivo che l’ha costretto a lasciare la villa di Sant’Albino nonostante la sua unica “colpa” sia stata quella di aver tutelato i suoi dipendenti e di essere stato trattato a calci nel sedere dalla Pubblica Amministrazione, è stato un colpo al cuore. Anni di lavoro cancellati, il luogo degli affetti da abbandonare, il mancato sostegno da parte di uno Stato a cui pensa di aver dato onestamente ciò che era dovuto, anche qualcosa in più.
Sergio Bramini ora è feroce. Ha fatto dell’altruismo la sua missione per evitare che altri possano provare ciò che ha provato lui. Quando l’onorevole Luigi Di Maio gli ha chiesto di fare il consulente del Governo, lui ha risposto: “Eccomi!”. Vecchio stampo: non ha nemmeno domandato quale fosse il compenso e quale l’impegno richiesto. Per il primo, state certi che non diventerà milionario. Pazienza. L’avrebbe fatto anche gratis. Per il secondo aspetto, quello del tempo da dedicare, ha deciso lui: eccolo impegnato a tempo pieno per affrontare questioni legali.
L’ho incontrato al bar per una colazione. Da una persona fallita per colpe non sue vi aspettereste che cerchi almeno un po’ di comprensione. No: Bramini è propio un leone. Fiero, va in giro a testa alta. La prima volta che apre bocca è per dire: “Che cosa posso fare per te?”. Ecco, questa è una domanda che in questo periodo ha rivolto a tanti, sempre in modo sincero. Tra Governo, avvocati, testimonianza al Parlamento europeo. “Bisogna fare presto – raccontava – perché ci sono 500 mila persone che rischiano di perdere la casa nei prossimi giorni”.
Si è appena chiusa la sua vicenda, lui sta pensando alla sorte degli altri. Scopro un’attività intensa, relazioni con imprenditori e associazioni in tutta la penisola. Un lavoro di rete, gente che vuole aiutare con la sua esperienza e con la sua involontaria notorietà. E’ il più esposto in questo momento il leone ferito. Pronto ad attaccare, ma anche capace di accorgersi di chi ha attorno. Per le persone in difficoltà ci mette lui la faccia e anche il cuore. Belva contro contro le ingiustizie, carezze e sostegno per chi vive nello sconforto.
Gualfrido Galimberti