E’ uno degli inni nazionali più famosi del mondo. Naturalmente non tutti conoscono il testo, visto che non si tratta di quello italiano (e già non tutti sarebbero in grado di cantarlo), ma il motivetto della Marsigliese potrebbero fischiettarlo in molti. Diventa ufficialmente l’inno di Francia il 14 luglio 1795, su decisione della Convenzione nazionale, nel sesto anniversario della presa della Bastiglia.
Non si resta impassibili mentre i nostri cugini d’Oltralpe gridano a squarciagola “Aux armes, citoyens. Formez vos bataillons”. E a tutti gli effetti la Marsigliese, così denominata perché cantata dai volontari marsigliesi arrivati a Parigi nel 1792, è un canto di guerra. Lo commissiona il barone di Dietrich, sindaco di Strasburgo, dopo la dichiarazione di guerra della Francia all’Austria. L’incaricato è Claude Joseph Rouget de Lisle, poeta e compositore, che lo dedica al bavarese Nicolas Luckner al comando dell’Armata del Reno.
Finisce male. Non tanto il canto, che diventa subito popolare, quanto la storia dei diretti interessati: sia il barone sia il militare verranno ghigliottinati. L’inno di Francia, insomma, tra la persona che l’ha commissionato e quella a cui è stato intitolato, è direttamente legato a due persone giustiziate dai rivoluzionari.
A dire il vero anche l’inno, diventato ufficiale nel 1795, viene presto accantonato. A Napoleone I non piace, nemmeno a Luigi XVIII e a Carlo X. Di fatto la partitura resterà nei cassetti dal 1807 fino al 1830.
Ancora una volta un Napoleone (stavolta Napoleone III) lo mette da parte nel 1852. Solo nel 1876 la Marsigliese sarà “riabilitata” definitivamente. Negli anni verrà ripresa e citata da parecchi compositori. Le sue prime note finiranno anche nella canzone “All you need is love” dei Beatles.
Una curiosità: molti inni incitano a combattere e a sacrificarsi per la patria. La Marsigliese no. Incita a combattere e a vincere. Anche questa è grandeur.
Gualfrido Galimberti