MONZA – Sergio Bramini beffato nuovamente dallo Stato. Una settimana fa aveva cantato vittoria: era riuscito a ottenere dal Consiglio dei Ministri l’obbligo della certificazione dei crediti da parte delle A.T.O siciliane, salvando in questo modo decine di aziende e oltre duemila posti di lavoro.
Una vittoria durata pochi giorni. “I certificatori di alcune A.T.O si sono rifiutati di certificare i crediti – ha spiegato l’imprenditore monzese fallito a causa dello Stato – Le aziende rischiano così di fallire e di lasciare in mezzo alla strada i lavoratori. Gli imprenditori sono disperati; c’è persino qualcuno che sta pensando di intraprendere le vie legali, ma nel frattempo, viste le lungaggini della burocrazia e della giustizia, le ditte rischiano di chiudere . C’è un imprenditore siciliano che nell’attesa di essere pagato dall’A.T.O per la quale ha lavorato deve versare tasse per 17 milioni di euro mai incassati”.
Sergio Bramini non si arrende. Mercoledì incontrerà a Roma il vicepresidente Luigi Di Maio, per il quale collabora, per trovare una soluzione al problema. Capire perché le iniziative che vengono portate aventi si arenano. Con gli imprenditori siciliani che attendono i pagamenti dalle A.T.O e i loro dipendenti con l’incubo che (potrebbe trasformarsi rapidamente in certezza) di perdere il lavoro.
“E di rimanere anche senza una casa – prosegue Sergio Bramini – Stiamo lavorando affinché la Legge 560 del codice di procedura civile venga abrogata. Erede della Legge 116/2016 che consente ai curatori fallimentari di far sloggiare le famiglie, ancora prima che la casa venga venduta all’asta”. Proprio come nel caso dello stesso Sergio Bramini, che due mesi fa è stato obbligato ad abbandonare la sua villa di Sant’Albino insieme alla moglie, ai figli e alla nipotina.
Bramini non molla. Se riuscirà in questa impresa “ritorneranno nella loro abitazione, anche se solo temporaneamente, 600mila famiglie che negli ultimi otto mesi sono state sloggiate, senza che la loro abitazione fosse stata già assegnata all’asta. Potrà sembrare una cosa da poco, ma nel frattempo, visto che alcune volte passano anche due anni prima che un’abitazione venga venduta all’asta queste persone potranno rientrare nel loro vecchio domicilio. C’è chi sloggiato è obbligato a chiedere ospitalità a parenti e amici, ma ci sono casi gravi di persone che sono costrette a dormire in auto”.
Sergio Bramini continua a lottare. Non si è arreso di fronte alla battaglia personale per salvare la sua casa e la sua azienda, e oggi più che mai non molla di fronte al potere forte, in difesa non solo dei suoi colleghi imprenditori ma anche delle tantissime famiglie che da Nord a Sud rischiano di finire in mezzo a una strada senza un lavoro e senza una casa.
Barbara Apicella