BRESCIA – Sono complessivamente 16 tra medici e personale, gli indagati per omicidio colposo nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Brescia sulla morte del neonato stroncato dal batterio serratia marcescens. L’ infezione è stata contratta nel reparto di terapia intensiva neonatale degli Spedali civili di Brescia e per questo tutto il personale che opera nel reparto è stato iscritto nel registro degli indagati. Per accelerare i tempi di restituzione della salma alla famiglia è già stata eseguita l’autopsia sul corpo del neonato morto agli spedale civili di Brescia. In mattinata la Procura di Brescia ha conferito l’incarico ai medici che poco dopo, vista la disponibilità immediata della Medicina legale del Civile, hanno effettuato l’esame autoptico. Nessun consulente della famiglia ha partecipato all’autopsia.
I genitori di Paolo, il bambino morto, hanno perso un figlio e ora lottano accanto al gemellino che sta lentamente migliorando. Anche oggi sono tornati nel reparto di terapia intensiva neonatale per assistere al loro secondo bimbo, nato prematuramente da un parto gemellare a fine giugno. Lui e il fratellino avevano solo sei mesi quando sono venuti alla luce e il quadro clinico era stato definito critico fin dall’inizio. La situazione è poi peggiorata il 20 luglio quando il piccolo Paolo ha contratto il batterio killer con altri due neonati. Sono sei quelli ancora ricoverati a causa dell’infezione.
“Sembrava in condizioni stabili poi all’improvviso è peggiorato. Abbiamo intrapreso la terapia ma non ce l’ha fatta”, ha spiegato il professor Gaetano Chirico, primario del reparto di terapia intensiva neonatale dell’ospedale bresciano che ora è stato chiuso all’accesso di nuovi pazienti “così da poter progressivamente liberare gli ambienti di degenza e procedere ad una loro ulteriore radicale bonifica” fa sapere la direzione degli Spedali civili di Brescia. Questo perché i casi complessivamente dal 20 luglio scorso ad oggi sono stati dieci, compreso il gemellino della vittima che è ancora in fase di cura con altri cinque neonati. Quattro invece i bambini dimessi dopo essere stati sottoposti a terapia antibiotica.
“La famiglia preferisce non rilasciare dichiarazioni”, fa sapere l’avvocato Chantal Frigerio, legale dei genitori del neonato. “Provano un grande dolore. Non rabbia e nemmeno accanimento, solo dolore”, dice l’avvocato bresciano aggiungendo “vogliono sapere perché è accaduto e se ci sono responsabilità”. Regione Lombardia nel frattempo ha stabilito che sarà una commissione interna ad indagare sulle procedure adottate dagli Spedali civili di Brescia dopo aver scoperto la presenza del focolaio epidemico di infezione/colonizzazione da Serratiamarcescens, caratterizzato da tre casi di sepsi neonatale, un’infezione delle vie urinarie e sei casi di colonizzazione.
“Siamo alla ricerca del focolaio originario dell’infezione, ma non siamo certi di trovarlo – ha spiegato il primario del reparto di terapia intensiva degli Spedali civili, Gaetano Chirico -. Si tratta di un batterio molto diffuso”.