MONZA -. E’ il 18 maggio 2018 quando Sergio Bramini viene sfrattato dalla sua villa: nel tardo pomeriggio, dopo una giornata intensa in cui si è persino sperato di mettere fine alla vicenda con un assegno pronto a coprire gran parte del debito, Sergio Bramini, insieme alla moglie, ai figli e alla nipotina ha visto chiudersi alle spalle il cancello della sua villa di via Sant’Albino 22.
Sono passati tre mesi da quel 18 maggio; una giornata che l’imprenditore monzese fallito perché la pubblica amministrazione non ha saldato i 4 milioni di euro che gli doveva per il lavoro svolto, ha ribattezzato come il “Giorno Nazionale della Vergogna”. Per Sergio Bramini non era ( e non è) ammissibile che una persona, fallita per causa di terzi e nel suo caso dello Stato, venga sloggiata dalla prima casa.
A tre mesi di distanza, però, nulla è cambiato: le luci della ribalta mediatica si sono spente, i politici che nei giorni precedenti allo sfratto hanno fatto passerella accanto a Sergio Bramini facendosi immortalare nella sua villa solo in parte hanno mantenuto le promesse. Il vice premier Luigi Di Maio lo ha voluto e confermato come suo consulente: Sergio aveva il compito di redigere la cosiddetta Legge Bramini. Il brianzolo ha ottemperato al suo dovere, avvalendosi anche di un team di avvocati e di esperti redigendo in poco più di quaranta giorni un emendamento per abolire l’articolo 560 (legge 119/2016 Renzi-Boschi), una legge che permette di sfrattare ancor prima che la casa (anche la prima) venga venduta all’asta e anche in presenza di minori, disabili e anziani. L’emendamento non è stato inserito né nel Decreto Dignità né nel Mille Proroghe. L’unica promessa un incontro dopo il 15 settembre con il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede con l’intenzione di far approvare tutto il pacchetto della Legge Bramini che comprende anche articoli riguardanti l’usura e i rapporti con le banche.
Ad essere cambiata è, invece, la casa di Sergio Bramini che il prossimo 22 novembre alle 12 verrà battuta all’asta acquistabile con un’offerta minima di poco più di 500mila euro. “Questa è la grande vergogna – commenta Bramini, guardando con desolazione la sua villa – Da quel 18 maggio non sono più rientrato: lì dentro ci sono ancora mobili e tanti oggetti. Non è stata più fatta manutenzione: il giardino (per quello che da dietro la cancellata e l’ingresso principale si riesce a scorgere, ndr) è un groviglio di sterpaglie. Le piante ad alto fusto devono essere potate, l’acero giapponese e le betulle sono morte, il laghetto è ormai un acquitrino. Una tartaruga è morta, l’altra è da tempo che non la vedo. Le cancellate sono rovinate”.
Un grande magone quello che prova il monzese guardando quella che per oltre trent’anni è stata la sua casa. Ma davanti a quella villa, anche se in pieno agosto, incontra ancora alcuni vicini. Per lui parole di plauso e di incoraggiamento nella speranza che possa davvero ritornare a vivere nella sua villa.
“La vera vergogna è che a tre mesi da quello sfratto non c’è cura e non c’è rispetto per la mia casa”, conclude. Una villa vuota e con necessità di interventi di manutenzione che da ordinari potrebbero diventare da qui al 22 novembre straordinari, rende ancora più appetibile l’acquisto del grande immobile valutato neanche mille euro a metro quadrato.
“Questa è la grande vergogna”, dichiara Bramini guardando la sua casa.
Barbara Apicella
5 Comments
Mi dispiace molto signor Bramini non crede che il ministro Bonafede dovrebbe fare qualcosa è subito la giustizia dovrebbe essere dalla sua parte lei subisce e subisce per la seconda volta ingiustamente.sono stata al ministero della giustizia un mese fa non è vero che il ministro Bonafede apre le porte a tutti ho fatto un viaggio inutile non può immaginare le email messaggi inviati alinistro Bonafede nessuna risposta.salve .
Bonafede e Di Maio vergogna intervenite subito sul caso Bramini. Fate vedere se la vostra parola vale qualche cosa.
Sono solidale al 100% riguardo alla sventura toccata al Sig. Bramini e dire che sono indignata è un eufemismo. Neanche io mi sento di appartenere ad uno Stato che dei propri cittadini non gliene importa davvero nulla e non è un segreto neanche per chi ci guarda dagli altri Stati. Serviamo solo per pagare e mantenere chi vuole arricchirsi sulle spalle di lavoratori onesti e volenterosi. Ma fallire per colpa proprio di uno Stato che dovrebbe essere il primo a rispettare, non solo le leggi che emana, ma soprattutto
di prestazioni svolte a regola d’arte. Mi spiace dirlo perchè amo l’Italia ma non chi la governa e la sta portando alla distruzione. Ha ragione Piero Angela che dice:”Ci siamo assuefatti al degrado e alla crisi e in Italia non viene punito chi sbaglia nè elogiato chi fa cose buone”. Anch’io dovrò chiudere a fine anno per le troppe spese e tasse, dopo aver investito una somma di denaro enorme per le mie tasche!! Solidarietà e sostegno a Sergio Bramini!!
A quanto pare non cambia nulla in questo disgraziato Paese… nemmeno con il cosiddetto “governo del cambiamento”! Temo che non ci sia più nulla in cui credere o sperare: la prossima volta non voterò più neppure io; ed auguro ai politici (tutti!) di andare in malora!
Sono esterrefatto. Speravo almeno nella novità dei 5 Stelle, ma nulla cambia sotto il sole, nemmeno il mio spirito di rivalsa. che augura ai malfattori, politici e non,, ogni male possibille!