MONZA – Ha ambientato il suo ultimo romanzo proprio sotto casa. Quel tranquillissimo quartiere Libertà dove tutti si conoscono, dove si va ancora a fare la spesa dal negoziante di fiducia, dove i pettegolezzi e le news si raccontano non sui gruppi WhatsApp ma dall’edicolante o al bar. Ed è proprio il giornalaio (e la sua edicola), il protagonista e il micro mondo attorno al quale ruota “Mi chiamo Simone” (edizioni Della Goccia), ultima fatica letteraria di Massimo Bertarelli. Milanese di nascita, ma monzese d’adozione, l’autore da quarant’anni vive proprio nel quartiere Libertà, quel rione periferico che all’epoca si chiamava “Villaggio Primavera” e che negli ultimi anni ha visto uno sviluppo edilizio esponenziale con nuovi condomini e l’arrivo di nuove coppie. Ma nel quartiere Libertà ci sono luoghi sacri che da sempre sono nel cuore dei residenti: la chiesa, l’edicola, la vecchia osteria diventata enoteca, la rivendita di alimentari, la pasticceria che si è ampliata aprendo un’area bar, la tabaccheria, la parruccheria, la gelateria e la pizzeria.
Chi si tuffa nella lettura del testo – coinvolgente per la trama e dalla penna vivace e frizzante – certamente non farà fatica ad immaginarsi quei luoghi. Ma per chi nel quartiere Libertà è cresciuto o è arrivato, anche solo recentemente, sarà come passeggiare per le vie del rione.
Certo i nomi dei negozi e dei commercianti sono stati cambiati: ma la descrizione degli ambienti e il clima che si respira in quella parte del quartiere – quella per intenderci più storica, dalla parte opposta del Centro civico – rispecchia perfettamente la verità.
Una storia che crea suspance e fa salire l’adrenalina; una storia che ruota intorno alla vicenda di Simone, l’edicolante che da quindici anni dispensa riviste e figurine ai residenti e agli avventori che transitano lungo il viale Libertà. Simone ha un passato di delinquenza alle spalle, ma ha anche un cuore buono. Scontato il suo debito con la giustizia ha deciso di ricostruirsi una nuova vita, cercando di stare lontano da possibili tentazioni, rifugiandosi dalla mattina alla sera nella sua edicola. Simone sogna, ascolta la musica, si informa, e soprattutto stringe nuove amicizie e aspetta l’amore. Fino a quando da quell’edicola sarà obbligato ad uscire per correre in aiuto di chi in lui ripone fiducia: l’anziana vedova che vive in quei palazzi marroni che spiccano davanti alla chiesa e lungo il controviale, e i colleghi che sono finiti nel racket dell’usura.
“Monza è la mia città e mi ha accolto benissimo – commenta Massimo Bertarelli – Dopo aver scritto già un libro ambientato nella città di Teodolinda (“Mi chiamo Ugo”, ndr) ho deciso di scriverne un altro ambientato nel quartiere Libertà”.
Bertarelli è uno che quando scrive vuole essere preciso. E se alcune informazioni gli mancano va a cercarle, direttamente alla fonte. “Il quartiere lo conosco molto bene – continua – Ho cambiato i nomi dei negozi e dei negozianti, ma la descrizione degli interni è precisa”. E per chi li frequenta anche il ritratto psicologico di alcuni personaggi.
Ma come ha fatto Bertarelli a raccontare certi ambienti poco raccomandabili? “Mi sono informato – continua – leggo, chiedo”. Ma soprattutto svolge un lodevole servizio: fa il volontario all’interno del carcere di Monza facendo di quella voglia di riscatto personale e volontà di riscostruirsi una vita sana e onesta il filo conduttore del suo romanzo.
Un riscatto che parte proprio in un quartiere tranquillo, dove il massimo della notizia sono i furti nei garage e negli appartamenti. Un quartiere ancora a misura d’uomo dove si mantengono inalterati nel tempo i riti della colazione al bar, della messa in piega dalla parrucchiera sotto casa, del merluzzo fritto il venerdì in gastronomia e dell’happy hour nella vecchia osteria. Malgrado la nascita di nuovi esercizi commerciali al di là del controviale e di due supermercati a un km di distanza.
Per richiedere una copia del libro inviare un’email a info@edizionidellagoccia.it
Barbara Apicella