CANTU’ – La battaglia era arrivata fino sui tavoli della giustizia, quella amministrativa. E ora la risposta dei giudici dà ragione al Comune: un capannone costruito per uso commerciale, industriale o artigianale non può essere utilizzato come un “luogo di culto”, dove entrano centinaia di persone in occasione delle “feste religiose” con un rilevante impatto urbanistico sulla città.
Lo scrive il Tar della Lombardia nella sentenza con cui ha confermato il provvedimento del Comune di Cantù con il quale, nel giugno dello scorso anno, l’amministrazione ha ordinato all’associazione culturale ‘Assalam’ di smetterla di servirsi di un immobile di via Milano, al centro di polemiche negli ultimi anni, come luogo di preghiera anche in occasione del Ramadan.
I giudici milanesi della seconda sezione del Tar nel respingere nel merito il ricorso dell’associazione contro l’ordinanza comunale spiegano che “il rilevante numero di persone che entra nell’immobile, in occasione delle feste religiose” rappresenta un utilizzo “dei locali che, per la sua incidenza urbanistica ed edilizia, necessita del previo rilascio di un permesso di costruire” specifico.