MONZA – Musica dal vivo fino a tarda sera, deliziosi odorini che ingolosiscono e stuzzicano l’appetito già dalla pausa pranzo e la piazza davanti a “casa” piena di turisti e di curiosi fin dal pomeriggio.
Vita dura, quella nei giorni del Gran Premio, per i clochard di piazza Cambiaghi. In questo fine settimana in cui Monza è sotto i riflettori del mondo e le vie del centro si sono animate a festa, i senzatetto hanno continuato a vivere la loro quotidianità ai margini della società. I portici di piazza Cambiaghi, che per MonzaFuoriGp è diventata una discoteca all’aperto con tanto di street food, hanno mantenuto il loro ruolo: casa e riparo per chi vive in mezzo alla strada.
L’immagine che pubblichiamo ci è stata inviata da un nostro lettore: scattata ieri nel tardo pomeriggio in piazza Cambiaghi quando già si respirava clima di festa. Un clochard che dorme sotto i portici, riparandosi con alcune coperte dall’aria che iniziava a farsi frizzante. Un’immagine che trasmette una profonda tristezza e senso di desolazione, fotografia di una città e di una società che non sono ancora riuscite a dare una risposta concreta ai bisogni di una fascia debole della popolazione. Non facendo nulla neanche per nasconderla anche in occasione di un evento di portata internazionale.
Il clochard indisturbato ha continuato a dormire, mentre i passanti indifferenti continuavano la nostra passeggiata. In un angolo ha continuato a rimanere isolato dal mondo, un mondo che in questi giorni sta ammirando e guardando alla città di Monza.
Una città che, è bene ricordarlo, ha una fitta rete di realtà del terzo settore che quotidianamente cercano di rispondere alle esigenze di chi sta vivendo un momento di difficoltà. Servizi sociali, associazioni di volontariato laiche e cattoliche, semplici cittadini che in privato tendono la mano a chi vive in mezzo alla strada.
Non incolpiamo nessuno, ma lo scatto del nostro lettore deve portarci a riflettere: mentre Monza mangia, balla, canta e si diverte a neanche venti metri c’è chi dorme sdraiato sui cartoni.
Barbara Apicella