MONZA – L’acqua che sgorga dai rubinetti di Monza e Brianza si può bere tranquillamente. Parola di Brianzacque: in tre anni sono stati eseguiti 1800 campionamenti di microinquinanti, su base volontaria. Mettendo in evidenza che l’acqua distribuita attraverso i 3.091 km di rete idrica da Brianzacque, non solo ha costantemente rispettato i limiti previsti della normativa cogente, ma può essere considerata sicura anche rispetto alle classi di inquinanti emergenti.
Questo il risultato di un accordo di collaborazione sottoscritto tre anni fa tra Brianzacque, Ato Mb e Cnr Irsa Istituto di Ricerca con l’obiettivo di integrare le rispettive competenze di ente gestore e di ente di ricerca, in modo da garantire alla Brianza un’acqua sempre più sicura e controllata, andando al di là del monitoraggio ordinario imposto dalle normative vigenti.
Dal giugno 2015 le ricerche si sono concentrate soprattutto sull’individuazione di microinquinanti emergenti, sostanze non ancora regolamentate o in fase di integrazione legislativa, poco studiate con potenziali rischi per l’ecosistema e la salute umana, i cui effetti non sono ancora del tutto chiari. Elementi che, peraltro, sono molto diffusi nella vita quotidiana come i farmaci, distruttori endocrini, prodotti per la cura personale, detergenti e loro prodotti di degradazione, plastificanti, additivi industriali e nano-particelle.
Tra le prime classi sottoposte ad indagini di screening sono state scelte le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS), alcuni diserbanti sistemici, composti farmaceutici, classi di sostanze note dalla letteratura scientifica per essere diffuse in alcuni acquiferi sotterranei. Nel caso dei PFAS (acidi completamente fluorurate utilizzati dall’industria nella filiera di concia delle pelli, nel trattamento dei tappeti, nella produzione di carta e cartone per uso alimentare, per rivestire le padelle antiaderenti e nella produzione di abbigliamento tecnico per le loro caratteristiche di impermeabilizzazione) si è voluto rispondere in tempi brevi all’allarme lanciato per la loro diffusione in acque sotterranee di alcune province del Veneto a seguito di un grave episodio di inquinamento industriale messo in luce proprio dal gruppo di ricerca del Cnr Irsa.
Un progetto importante che ha visto Brianzacque investire oltre 800 mila euro (trienno 2016-2019) per l’acquisto di strumentazioni altamente sofisticate come gli spettrometri di massa ad alta risoluzione collegati a cromatografi liquidi e gascromatografi. Strumenti altamente tecnologici che permettono di eseguire “target”, cioè determinare classi di sostanze potenzialmente presenti nelle acque e che potrebbero comportare problemi dal punto di vista tossicologico.
I risultati della ricerca condotti nei 55 comuni della Provincia di Monza e Brianza hanno evidenziato che sono rari i casi in cui sono state trovate tracce delle sostanze in analisi (sostanzialmente, erbicidi e loro metaboliti). C’è da dire che, in queste situazioni, erano già presenti- come presidi- filtri a carboni attivo, installati precedentemente per trattenere sostanze indesiderate rilevate negli anni ’90 (come, ad esempio, Trielina e Percloroetilene) che hanno azione positiva anche per gli inquinanti di interesse emergente.
“L’effetto sinergico del patto con Cnr Irsa e il supporto scientifico fornito dall’ente di ricerca, fa sì che Brianzacque, ente gestore, si collochi in prima linea sul versante della prevenzione e della tutela del patrimonio idrico – commenta Enrico Boerci, presidente di Brianzacque – Una sfida partita tre anni fa, che oggi, con indagini “suppletive” eseguite attraverso strumentazioni di elevato livello tecnologico, ci consente di garantire agli oltre 866 mila utenti della Brianza un’acqua super controllata, sana e sicura, anche in riferimento al monitoraggio a classi di sostanze non incluse nelle liste di controllo delle normative vigenti. Sono convinto che le nuove problematiche della qualità delle acque, richiedano sempre più approcci interdisciplinari e forme cooperative tra diversi soggetti pubblici e privati, istituzioni, enti di ricerca così da creare eccellenze per una salvaguarda complessiva dei corpi idrici”.