Ci imitano tutto, persino il cibo. Ma l’originale, si sa, ha tutto un altro sapore. Lo sanno bene gli italiani che vivono all’estero o scelgono altri Paesi per le vacanze: sugli scaffali dei supermercati pullulano imitazioni di prodotti alimentari del nostro Paese. Prosciutti, formaggi, sughi, paste, dolci: imitazioni che con l’originale non hanno nulla a che fare, ma che creano un giro d’affari che ammonta a 90 miliardi di euro.
Un numero impressionante, tre volte superiore dell’export italiano del settore alimentare nel 2017. Questo quanto emerge da uno studio di Assocamerestero che fotografa un fenomeno che negli ultimi dieci anni è cresciuto in modo esponenziale.
Sugli scaffali e nel banco frigo dei Paesi stranieri ci sono prodotti che non arrivano dall’Italia ma che l’Italia evocano per nome e immagini. Così che l’incauto cliente acquista quello che immagina essere un gustoso formaggio italiano, ma italiano non è.
Lo studio è inserito nell’ambito del Progetto True Italian Taste promosso dal Ministero per lo Sviluppo per la Campagna di promozione del cibo 100% Made in Italy: uno studio eseguito su oltre 800 falsi prodotti alimentari made in Italy. Prodotti che, rispetto a quelli originali, non solo peccano per l’origine e il sapore ma anche per il prezzo.
Per esempio latticini e prodotti-caseari d’imitazione italiana sono venduti in Francia e in Svizzera al 13,9% e al 34,5% in più rispetto all’originale. Il presidente di Assocamerestero, Gian Domenico Auricchio ritiene che per arginare questo triste fenomeno è necessario promuovere la cultura al consumo del made in Italy e creare alleanze ra le Camere di commercio e le comunità d’affari locali.