Tutti a correre, ognuno con il proprio ritmo e con il proprio obiettivo, per dare vita a una delle immagini più belle che una persona amante dello sport non professionistico possa mai osservare: è la Maratona di New York, oggi forse la maratona più famosa del mondo per i non addetti ai lavori, nata il 13 settembre 1970.
Una corsa un po’ diversa da quella attuale. Innanzitutto nei numeri: 127 le persone al via, una cinquantina quelle arrivate effettivamente al traguardo dopo aver percorso ripetutamente un giro ad anello in Central Park. Oggi si sfiorano i 45 mila partecipanti. Potrebbero essere anche di più, a dire il vero, visto che ogni anno si contano circa 100 mila richieste di iscrizione. Molte vengono rifiutate per motivi organizzativi. Il criterio di scelta si basa su alcuni elementi di premialità (prestazione cronometrica individuale, precedenti partecipazioni) e sulla fortuna al sorteggio per la parte restante. La maratona, tuttavia, è cambiata anche nel percorso. In sostituzione del vecchio anello, ecco una corsa che abbraccia simbolicamente tutta la città portando i partecpanti a toccare tutti e cinque i distretti di New York: si parte da Staten Island, con lo start alle 10.10 del mattino, vicino al ponte di Verrazzano. Poi Brooklyn, l’attraversamento del ponte Pulaski a metà gara per arrivare nel Queens e poi a Manhattan. Si tocca il Bronx, si ripassa da Manhattan ed ecco Harlem per incanalarsi verso la Fifth Avenue e Central Park dove, da sempre, è posto il traguardo.
Al di là di questo vero e proprio spettacolo, anche la parte più strettamente sportiva non ha mancato negli anni di riservare sorprese. Dalle 8 vittorie in 9 anni della norvegese Grete Waitz, agli anni in cui la Maratona di New York era diventata la corsa degli italiani: due successi consecutivi di Orlando Pizzolato (1984 e 1985), poi Gianni Poli (1986). Indimenticabile in campo femminile la vittoria della britannica Paula Radcliffe nel 2004 per soli 4 secondi di vantaggio. Ancora più incredibile l’anno successivo il successo del keniota Paul Tergat: dopo 42 chilometri e 195 metri ha dovuto dare fondo a tutte le ultimissime energie rimaste per vincere allo sprint e battere l’avversario Hendrick Ramaala per un solo secondo.
Già, gli africani. Le ultime 7 edizioni se le sono spartite Kenya (5) ed Etiopia (2). L’ultimo vincitore bianco della maratona è proprio l’italiano Gianni Poli nel lontano 1986. Queste, però, sono cose da campioni. Per tutti gli altri, come direbbe qualcuno, l’importante non è vincere ma partecipare. Dai volti stremati ma felici che vedete all’arrivo è proprio così.
Gualfrido Galimberti