E’ l’ultimo Papa di nazionalità italiana e colui che, sebbene involontariamente, ha stabilito il primato per la minore durata alla guida della Chiesa. Ci riferiamo ad Albino Luciani, per tutti Papa Giovanni Paolo I, deceduto il 28 settembre 1978 soltanto 34 giorni dopo essere diventato Papa.
Nato nel 1912, viene ordinato sacerdote nel 1935 e destinato alla parrocchia di Agordo. Resterà lì poco: persona di grande cultura, già insegnante all’istituto minerario e successivamente in seminario a Belluno, nel 1947 si laurea in Sacra teologia alla Pontificia Università Gregoriana di Roma.
E’ il primo passo di una luminosa carriera all’interno della Chiesa: dalla diocesi di Belluno (da procancelliere fino al ruolo di provicario generale e, nel 1954, a quello di vicario). Da più parti viene indicato come religioso perfetto per la figura di Vescovo, nomina che slitta più volte per le sue condizioni di salute. Qualcuno dirà anche per il suo aspetto, minuto e dimesso, poco imponente.
Diventerà vescovo nel dicembre 1958 sotto il papato di Giovanni XXIII, con destinazione Vittorio Veneto. Il suo carattere gli impone di dire “obbedisco”, anche se lascerà quell’ambiente ovattato di Belluno con molto dispiacere. A Vittorio Veneto, tuttavia, si completa come uomo e come sacerdote: più vicino alla gente, con grandi doti di catechista che sa parlare alla gente in modo semplice ed efficace. Scoprirà che risiedere nel castello di San Martino per lui non sarà un privilegio, perché la sua preferenza è quella di stare in mezzo ai cittadini. Nel frattempo sviluppa anche un’attenzione particolare per i problemi delle popolazioni africane e, in seguito, anche di quelle più povere del Sudamerica.
Grazie alla sua figura, alla sua sensibilità verso temi non ancora affrontati apertamente dalla Chiesa ma gestiti egregiamente, parteciperà ai lavori del Concilio Vaticano II dal 1962 al 1965. Poco più tardi, siamo nel 1969, diventerà patriarca di Venezia. Prestigiosa? Ni, perché Venezia è sempre Venezia, ma quelli sono gli anni delle lotte di fabbrica e della difficile situazione degli operai di Marghera, ai quali non farà mai mancare la sua vicinanza umana sollecitando la Chiesa a essere più a contatto con la gente.
Nel giugno 1971, dopo solo un anno e mezzo di permanenza a Venezia, diventa vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana. E’ un bel personaggio, stimato dalla gente e dal mondo ecclesiastico. Lo stesso Paolo VI, nel settembre 1972, in visita a Venezia a conclusione della Messa celebrata in piazza San Marco si toglie la stola per posarla sulle spalle di Monsignor Luciani. E’ un grande gesto di stima, una sorta di investitura per quello che vorrebbe come suo successore. La conferma arriva presto: all’inizio del 1973 Luciani viene nominato Cardinale.
Lo rimarrà per cinque anni: il 10 agosto 1978 entra in conclave a Roma. Ne uscirà Papa al secondo giorno di votazione. Lui, in realtà, aveva suggerito un’apertura della Chiesa anche con la scelta di un Cardinale straniero. Discorsi inutili: 101 Cardinali su 111 puntano su di lui. Mai nessuno nel Novecento otterrà un risultato simile.
Sarà originale per la scelta del nome: quel Giovanni Paolo è doppio perla prima volta nella lunga storia della Chiesa. Un omaggio ai suoi due predecessori. Dà subito un segno di quello che vuole essere per tutti: rinuncia alla tradizionale incoronazione e pubblicamente afferma di sentirsi inadeguato per un ruolo così importante. In realtà, pur essendo considerato un conservatore su molti temi, ha in mente molte riforme. Non riuscirà mai a realizzarle: un infarto, nella tarda serata del 28 settembre, lo stronca mentre si trova nel suo appartamento.