MONZA – Quando arriva una diagnosi di tumore il mondo crolla addosso al malato e ai suoi familiari. Il percorso terapeutico fa paura, e l’ambiente spesso asettico dell’ospedale rende la chemioterapia o la radioterapia ancora più difficile. Diventa importante saper umanizzare e rendere più vivibile quelle stanze, renderle più familiari affinché quella giornata di permanenza per la terapia sia meno traumatica.
L’attenzione a questa dimensione della cura è stata abbracciata dalle associazioni Cancro Primo Aiuto e Don Giulio Farina che hanno apportato importanti migliorie all’interno del Day Hospital Oncologico dell’ospedale San Gerardo: sono state implementate le colonnine per ogni letto in modo che il paziente sottoposto a chemioterapia possa interagire con il personale sanitario, sono stati installati un paio di televisori da porre nel salottino e nella sala d’aspetto del reparto e appese foto lungo le pareti del reparto.
Il tutto in tempi record: in meno di un mese con una spesa a preventivo di 100mila euro. Interventi che possono sembrare piccoli per chi li guarda dall’esterno, ma che sono importanti e migliorativi per il paziente che, in quelle stanze e sui quei letti, vive un momento delicato della sua vita.
Il Day Hospital, inserito nel reparto di Oncologia Medica guidato dal dottor Paolo Bidoli, è uno dei più grandi della Lombardia, formato da 34 posti accreditati, 26 poltrone in ambiente aperto dove ogni paziente può godere di una discreta privacy e 8 letti dedicati ai pazienti che devono sottoporsi a cure più impegnative e lunghe. Numeri importanti anche quelli del giro di malati che ogni anno accedono al Day Hospital oncologico: oltre 27mila le prestazioni tra prime visite, visite di controllo e Mac come le chemioterapie, circa 450 i pazienti ricoverati.
Un’eccellenza della sanità, non solo cittadina ma lombarda che, per andare avanti ha comunque bisogno del sostegno del terzo settore, quelle associazioni linfa per le strutture pubbliche. Come ha ricordato Matteo Stocco, direttore dell’ospedale San Gerardo: “Noi ci facciamo carico delle terapie per curare il cancro e siamo riconosciuti come un’eccellenza. Ma per fortuna ci sono associazioni come Cancro Primo Aiuto e la Fondazione don Giulio Farina che sono pronte a cogliere anche altre esigenze dei pazienti e a trovare le soluzioni più adeguate”.
Ma l’aspetto ancor più positivo per il paziente e quel rapporto di collaborazione che si instaura tra le associazioni che pur occupandosi dello stesso settore e operando nello stesso reparto, mettono insieme forza, passione e competenza per andare incontro alle necessità del malato. Proprio come è stato ricordato da Nicola Caloni vicepresidente di Cancro Primo Aiuto e Paolo Perego presidente della Don Giulio Farina.
Una filosofia abbracciata anche da Regione Lombardia come ha ricordato l’assessore Martina Cambiaghi che ha partecipato alla conferenza stampa di presentazione che si è svolta allo Sporting Club. “Qui vediamo realizzata concretamente la filosofia del prendersi cura del paziente che tanto sta a cuore a Regione Lombardia – ha commentato – Pur in una situazione difficile e dolorosa, sono convinta che i pazienti apprezzeranno questi vostri interventi che gli permettono di affrontare con minori disagi la malattia”.
Una collaborazione tra associazione che è stata lodata anche dal vicegovernatore di Regione Lombardia Fabrizio Sala, che è intervenuto alla conferenza stampa. “Ancora una volta riuscite a rispondere in modo encomiabile a una necessità che va al di là delle necessarie terapie mediche – ha concluso – Sapete cogliere bisogni che magari la sanità pubblica non contempla e coinvolgete la comunità per risolverli. Regione Lombardia non può che supportare questo modello che funziona perché crea benessere per i nostri cittadini”.