BERGAMO – La Corte di Cassazione mette la parola fine sulla battaglia giudiziaria di Massimo Bossetti e sulla tragica vicenda di Yara Gambirasio, la giovane ginnasta di 13 ritrovata priva di vita il 26 febbraio in un campo di Chignolo d’Isola. Non molto distante da Brembate Sopra, dove la ragazza viveva e dov’era scomparsa tre mesi prima. La prima sezione penale della Cassazione, presieduta da Adriano Iasillo, ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla difesa di Bossetti, confermando la condanna all’ergastolo già pronunciata in primo grado e in appello.
“Non esiste un ragionevole dubbio sull’innocenza di Bossetti – aveva sostenuto l’accusa – che non ha avuto un moto di pietà e ha lasciato morire Yara da sola in quel campo”. L’accusa, rispondendo ai rilievi della difesa, aveva anche avuto parole per le indagini svolte dalla Procura e dalle forze dell’ordine, definendole “perfette” e “basate su accertamenti capillari”.
Bossetti è stato condannato anche al pagamento delle spese legali. La Corte ha infine dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla procura generale di Brescia contro l’assoluzione dal reato di calunnia per Bossetti.