Padrone di uno Stato. Tiranno. E, decisamente, figura quanto mai discussa che ha fatto litigare tutti quando era in vita e che, in piena coerenza, ha scatenato polemiche per la sua morte avvenuta il 20 ottobre 2011. Stiamo parlando di Mu’ammar Muhammad Abu Minyar ‘Abd al-Salam al-Qadhdhafi, per tutti molto più semplicemente Gheddafi. L’uomo che nel 1969 con un colpo di Stato spazza via re Idris I e il suo successore Hasan, insediandosi a capo della Libia. Sarà il leader del Paese africano per ben 42 anni.
Arrivato alla lotta con la forza delle armi, morirà per a causa delle armi dopo otto mesi di guerra civile scatenata dal “Consiglio nazionale di transizione”. Si arriverà all’eliminazione di Gheddafi senza averlo mai processato. Ironia della sorte: completerà il suo colpo di Stato dopo avere accusato il monarca di essere stato filo occidentale, sarà giustiziato proprio sull’onda della primavera araba e del desiderio della comunità islamica di prendere il sopravvento.
Gheddafi prende il potere della Libia il 26 agosto 1969. Decide che è giunta l’ora di auto nominarsi colonnello e abolisce tutte le elezioni e i partiti politici. Oseremmo andare anche oltre: abolisce tutti i diritti civili diventando lui in persona la legge. Per i primi vent’anni di comando cerca di instaurare una forma di governo a suo modo socialdemocratico, in alternativa al comunismo e al capitalismo occidentale. Vista l’alta considerazione che ha di sé, deciderà di tradurre i suoi princìpi in un Libro Verde, facendo proprio riferimento al Libro Rosso di Mao Tse Tung. Per fare funzionare concretamente queste sue teorie trova un modo molto semplice: caccia gli occidentali appropriandosi delle proprietà petrolifere, espelle i militari stranieri, confisca tutte le proprietà. Sono quattrini, una valanga di quattrini, con cui cercherà anche di combattere lo Stato di Israele appoggiando la lotta dell’Olp di Yasser Arafat e dando pieno appoggio alla politica pro Islam. Non trova però sostegno da tutti i suoi “vicini”, primo fra tutti la Tunisia che lo considera un elemento pericoloso.
Con i soldi del petrolio, nel frattempo, si occupa anche di politica interna finanziando la realizzazione di quelle opere infrastrutturali che la Libia necessita da tempo. Si attira la simpatia dei suoi connazionali, ma con lui non avranno vita facile. Non sarà semplice la convivenza neanche per l’Europa: più volte verrà accusato di avere finanziato il terrorismo e di essere alle spalle di attentato compiuti nel vecchio continente, anche se lui naturalmente negherà ogni addebito. Ci sono però ben pochi dubbi sul fatto che l’aereo esploso 1988 sul cielo di Lockerbie, in Scozia, con la morte di 259 persone, sia la sua risposta alla scelta del Regno Unito di fornire le basi agli Stati Uniti per i bombardamenti sulla Libia avvenuti due anni prima.
Nel secondo ventennio di dittatura, invece, ci troviamo di fronte a un Gheddafi un po’ diverso. Sempre antipatico, questo sì, ma che spiazzato dall’entrata in gioco di Osama Bin Laden e dei fondamentalisti islamici sullo scacchiere politico internazionale, cercherà di ritagliarsi una sua nuova dimensione. Gheddafi, nemico giurato degli Stati Uniti, condanna pubblicamente l’attacco alle Torri Gemelle del settembre 2001, mettendo addirittura una taglia su Bin Laden. E’ il primo passo di un riavvicinamento con il mondo occidentale, Stati Uniti e Italia, che forse vede come passo indispensabile da compiere per non essere travolto dal crescente fondamenatalismo islamico e dal nuovo leader. Non per questo, tuttavia, si prostra davanti all’Occidente: anzi, cercando di dare vita al suo sogno di uno Stato panafricano, chiede 777 miliardi di dollari quali risarcimento per la presenza dei colonizzatori europei.
Nel 2011, però, con la Primavera Araba inizia il suo declino. La Nato aiuta i ribelli. Lo scopo è quello di rovesciare il regime e di arrivare alla condanna di Gheddafi per crimini contro l’umanità. In realtà il conflitto interno si inasprisce. Il dittatore viene localizzato a Sirte, sua città natale presa d’assedio. Lui tenta la sortita nel deserto, ma non sfugge all’occhio dei droni statunitensi e agli aerei militari francesi. Il Consiglio Nazionale di Transizione, tuttavia, dopo pestaggi e violenze, lo giustizia con un colpo di pistola alla testa mentre tutto viene immortalato in un video diffuso in tutto il mondo. Poi il cadavere viene esposto al pubblico. Scene che abbiamo già visto anche noi con altre dittature.
Dopo la sua orrenda fine, quei libici che pensavano di avere riacquistato la libertà hanno dovuto ricredersi. La guerra civile non è conclusa, nel Paese girano gruppi armati, esisono due governi contrapposti, entrambi desiderosi di acquisire non solo la guida politica della Libia, ma soprattutto il possesso dei giacimenti petroliferi. Contemporaneamente è nato un traffico di esseri umani che ha portato a un imponente flusso migratorio verso l’Europa, diventato difficile da gestire e causa di divisioni nel vecchio continente. Qualcuno, tirando le somme, è arrivato perfino a rimpiangere Gheddafi.