MONZA – Gli antiabortisti scendono in piazza e chiedono alle istituzioni di investire i soldi utilizzati per l’aborto a sostegno della maternità, facilitando le adozioni.
Un video diventato virale quello realizzato venerdì mattina dai componenti dell’associazione “Ora et Labora in difesa della vita” davanti all’ospedale San Gerardo. Il gruppo un venerdì al mese organizza un picchetto davanti al nosocomio cittadino dove, proprio nella giornata di venerdì, vengono eseguite le interruzioni di gravidanza.
Con cartelli e manifesti ribadiscono il loro netto no all’atto dell’aborto chiedendo un intervento concreto da parte del Governo nei confronti delle donne che si trovano ad affrontare una gravidanza indesiderata o che non sono in grado di mantenere il bambino, favorendo l’adozione per quelle tante coppie che non riescono a coronare il loro sogno di diventare genitori.
Venerdì il gruppo ha spiegato il progetto con un video, poi diffuso attraverso la rete, affidandosi anche alla testimonianza di Elena, una donna brianzola che sta cercando disperatamente di diventare mamma. “Ho 46 anni e dall’età di 20 con mio marito sto cercando di avere un bambino – spiega con un groppo in gola – I medici ci danno per spacciati, ma la fede e la preghiera ci aiutano”. Poi un messaggio accorato rivolto a quelle che hanno deciso di interrompere la gravidanza. “Sono molto arrabbiata con loro – prosegue Elena – Se mi trovassi di fronte a una donna che sta per andare ad abortire le direi: vorrei tanto essere al tuo posto, io quel bambino lo prenderei, anche con problemi, vorrei tanto avere in braccio chi tu stai andando ad uccidere”.
L’appello dell’associazione antiabortista va dritta alle istituzioni. “Bisogna aiutare le donne a portare avanti la gravidanza – spiegano – Bisogna fare incontrare le due parti: coloro che il bambino non lo vogliono e quei genitori che lo desiderano. Il bambino non ha chiesto di essere concepito e invece di ucciderlo bisogna darlo in adozione. I denari spesi per gli aborti vanno dirottati per sostenere la maternità”.
Barbara Apicella