Basta una sola espressione per fare capire di chi stiamo per parlare. Inconfondibile per la “supercazzola prematurata” nei panni del conte Raffaello Mascetti. Ma certamente: si tratta proprio di Ugo Tognazzi, scomparso il 27 ottobre 1990. Diciamolo pure senza il timore di essere smentiti: è uno dei grandi del cinema italiano. Di certo tra i mostri sacri per quanto riguarda la commedia.
Le sue doti sono più che evidenti ancora prima di dedicarsi al cinema: già a militare, durante la Seconda Guerra Mondiale, quando si arruola mentre fa il ragioniere di professione, lo incaricano di organizzare serate di varietà per gli altri soldati. Ha la battuta facile, semplice, l’improvvisazione non gli manca proprio.
Finita la guerra prova a giocarsi le sue carte: si cimenta in una serata per cabarettisti amatoriali al Teatro Puccini di Milano. Non arrivano solo gli applausi scroscianti del pubblico, ma anche il contratto con la compagnia teatrale di Wanda Osiris. E’ l’inizio di una carriera che, presto, lo catapulta nel cinema: nel 1950 è già davanti alla macchina da presa con Walter Chiari per girare “I cadetti di Guascogna”. Poi il salto alla Rai, in prima serata con Raimondo Vianello, per il varietà “Un due tre”. Un successone, finché i due mattacchioni non decidono di “rifare il verso” alla caduta del Presidente della Repubblica per colpa di una sedia tolta all’ultimo momento. Sono altri tempi: il programma viene cancellato.
Per Tognazzi non è certo una battuta d’arresto. E’ uno dei grandi personaggi del momento, capace di alternarsi tra cinema e televisione con disinvoltura. Per lui una media di quasi un film all’anno.
Il maggior successo, forse, arriva con il film “Amici miei” di Mario Monicelli: i consensi della critica e gli incassi al botteghino, spingono la produzione a riprendere il progetto del 1975 con un seguito nel 1982 e poi ancora nel 1985. Con un Ugo Tognazzi un po’ inedito ma sempre grandioso, in un film dove si ride amaro. Una dozzina di anni più tardi, però, non sarà più uno scherzo: la depressione prenderà il sopravvento. Il 27 ottobre 1990 Tognazzi muore a Roma nel sonno a causa di una emorragia cerebrale.