BARLASSINA – La Corte d’Appello non ha avuto dubbi: “Il fatto non sussiste”. Donatella Galli, esponente della Lega, è stata assolta. Era finita sul banco degli imputati per avere pubblicato alla fine del mese di ottobre 2012 un post su Facebook scivendo “Forza Etna, forza Vesuvio, forza Marsili”, con l’aggiunta di una mappa dell’Italia coperta dal mare nella sua parte meridionale.
Donatella Galli, ora consigliera comunale di Barlassina, all’epoca dei fatti consigliere provinciale, si era presto accorta della risonanza avuta da quel post: oltre 700 messaggi ricevuti sulla sua bacheca personale di Facebook, con messaggi di ogni tipo. I più gentili avevano semplicemente dichiarato di provare pena per lei, molti arrivavano all’insulto, qualcuno si era spinto anche un po’ più in là augurandole lo stupro o addirittura la morte. Una reazione che l’aveva spinta a chiudere il suo profilo sul social network e a riaprirlo – con la rimozione del post – soltanto quando le acque si erano un po’ calmate.
Quel post, tuttavia, aveva suscitato anche lo sdegno dell’avvocato Angelo Pisani, presidente dell’Ottava Municipalità di Napoli. Lui, a differenza di tanti altri, con toni civili aveva replicato a quel post manifestando il suo disappunto, preannunciando però la sua intenzione di presentare una denuncia all’autorità giudiziaria. Galli, nel luglio 2014, quasi due anni dopo la pubblicazione del post, è finita effettivamente sul banco degli imputati al Tribunale di Monza su richiesta del Pm Emma Gambardella, “perché propagandava idee fondate sulla superiorità razziale ed etnica degli italiani settentrionali rispetto ai meridionali e commetteva atti di discriminazione razziale ed etnica fondata sulla superiorità sopra indicata”.
Il giudice aveva poi condannato l’esponente del Carroccio a venti giorni di reclusione, con la sospensione condizionale della pena, e al pagamento simbolico di un euro.
“Intendiamo lanciare un segnale forte – aveva dichiarato l’avvocato Pisani – per far capire a tutti che la dignità dei cittadini italiani, siano essi meridionali o settentrionali, va rispettata. E se non lo si comprende per senso civico, gli artefici lo capiranno pagando di tasca propria per le offese. Vogliamo contribuire concretamente ad arginare simili focolai e a riportare l’attenzione di tutti sul rispetto della dignità. Chi fomenta l’odio, d’ora in poi imparerà le regole del comportamento civile a suon di risarcimenti danni, pagando di tasca propria. Sarà il modo migliore per farli smettere”.
Galli, tuttavia, aveva replicato di non doversi scusare con nessuno in quanto la sua intenzione, con quel post, non era mai stata quella di offendere o di insultare. E, di conseguenza, aveva deciso di presentare ricorso contro la sentenza. La Corte d’Appello le ha dato ragione: il fatto non sussiste.
La notizia della sua assoluzione è stata accolta con grande meraviglia dall’avvocato Pisani che l’aveva denunciata: “Noi siamo increduli. Aspettiamo di leggere le motivazioni tra 60 giorni”.
G.Gal.