MONZA – Domani la villa di Sergio Bramini andrà all’asta: a mezzogiorno si decideranno le sorti della casa dell’imprenditore monzese salito alla ribalta delle cronache nazionali per essere fallito a causa dello Stato. Un credito mai pagato di 4 milioni di euro, la decisione dell’imprenditore di non chiudere la sua azienda e di non licenziare i suoi 32 dipendenti nella certezza che la Pubblica amministrazione, prima o poi, lo avrebbe pagato. Ma così non è stato e Bramini, oltre a fallire, ha perso anche la sua villa.
La grande casa di via Sant’Albino 22 domani, 22 novembre, alle 12 verrà battuta all’asta con un’offerta minima di 500mila euro. Questo il valore stimato dal Tribunale per l’immobile composto al piano terra da un locale taverna, soggiorno, due camere, bagno, centrale termica e portico su due lati; al piano primo quattro camere, studio, cucina, tinello, soggiorno, pranzo, due bagni e ampio balcone su due lati. Oltre alla dependance, alla piscina, al deposito e recinto cani e al grande box di 27 metri quadrati.
Giorni intensi, pesanti da un punto di vista fisico ed emotivo quelli che precedono l’asta. Sergio Bramini ha voluto raccontarli e condividerli sulla rete per ringraziare anche coloro che , da sempre, gli sono vicini e gli hanno dato una mano.
Amici di sempre, amici conosciuti lungo il percorso di battaglia per la difesa della sua casa, e tanti semplici cittadini che in questo 2018 gli hanno dimostrato vicinanza e infuso coraggio. Nei giorni scorsi Sergio Bramini è rientrato nella sua villa per portare via mobili e oggetti d’arredo aiutato dagli amici di Max & Teo e da Davide Oggioni. Era dal 18 maggio, giorno dello sfratto esecutivo, che l’imprenditore monzese non aveva più messo piede in quella casa acquistata quasi 30 anni fa e dove aveva vissuto i momenti più importanti della sua vita.
Un video intenso, a tratti commovente, dove si vede Sergio Bramini impegnato a smontare i mobili, ad ammassare in corridoio e nelle stanze gli ultimi scatoloni, ad attraversare il giardino dove ormai piante ed erba non vengono tagliate da maggio e il laghetto dove un tempo c’erano pesci e tartarughe trasformato in un verde acquitrino.
Tanti i pensieri che in quelle ore di lavoro a smontare i mobili nella sua vecchia casa sono passati nella mente di Sergio Bramini. “Torni in quella che è stata la tua casa per 29 anni – scrive su Facebook – qui hai vissuto momenti felici, visto nascere le tue figlie, hai sempre cercato di mantenerla in ordine, con l’erba tagliata, le piante potate, le rose concimate, il laghetto pulito con al centro le tartarughe a prendere il sole e i tuoi cani felici a rotolarsi nell’erba”.
Immagini che ormai appartengono al passato. “Ora cinque betulle sono morte, così un pino, una magnolia e l’acero giapponese con i suoi novant’anni che reca i segni d’incuria e scarsa manutenzione – continua – Le erbacce hanno infestato ormai tutti i prati e svettano alte più di un metro, altre imputridiscono a terra, la vernice delle cancellate si è improvvisamente crepata, quasi avesse sentito solo ora il bisogno di rinnovarsi. La casa all’interno umida e triste non emana più quel calore che solo chi l’ha vissuta sapeva dare”.
Tanti i pensieri e i momenti che si sono susseguiti nella mente e nel cuore di Bramini, mentre attraversa quei corridoi che, un tempo percorsi solo da amici e parenti, negli ultimi mesi sono diventati familiari anche alla stampa, ai politici e alle centinaia di persone che ad aprile e a maggio si sono mobilitate nel suo giardino e nella sua villa per evitare lo sfratto.
Dall’inizio dell’anno intorno alla vicenda di Sergio Bramini si è creato un vero e proprio movimento a difesa degli imprenditori e dei semplici cittadini falliti senza colpa o per colpa dello Stato. Alla vigilia delle elezioni del 4 marzo sia la Lega sia il Movimento 5 Stelle hanno appoggiato Bramini. Alla nascita del nuovo Governo Sergio Bramini è stato immediatamente ingaggiato dal vicepremier Luigi Di Maio diventandone consulente per la stesura della legge che porterà il suo nome. Una “Legge Bramini” ad oggi ferma ancora ai nastri di partenza con l’obiettivo primario di abolire l’articolo 560 (legge 119/2016 Renzi-Boschi) che garantisce lo sfratto ancor prima della vendita dell’immobile all’asta anche in presenza nel nucleo familiare di anziani, disabili e minori.
Bramini aveva lanciato una petizione on line per l’abrogazione di questo articolo raccogliendo poco più di 50mila firme; la mobilitazione della rete è arrivata ancor prima dal gruppo Facebook “Easy Monza” con una petizione on line per salvare la casa dell’imprenditore monzese sottoscritta da oltre 186mila persone. In rete era stata lanciata anche una raccolta fondi per salvare la casa di Bramini promossa dall’Associazione San Giuseppe Imprenditore raccogliendo poco più di 20mila euro.
Domani sarà il giorno della verità: la casa potrebbe essere acquistata, oppure l’asta andare deserta con Sergio Bramini che vedrebbe il valore del suo immobile ulteriormente deprezzato del 25 per cento. Oppure arrivare qualche offerta generosa che permetterà a Sergio Bramini e ai suoi familiari di riappropriarsi della loro casa. Già il 18 maggio, giorno dello sfratto, un imprenditore (che ha voluto rimanere anonimo) aveva messo a disposizione un lauto assegno per coprire il debito di Sergio Bramini, sventando così lo sfratto. Ma gli ufficiali giudiziari non avevano accolto l’offerta. Domani sarà un addio o un arrivederci?
Barbara Apicella
14 Comments
Sono anchio in questa situazioni e capisco come lo stato abbia accanimento di alcune persone. Siamo costretti a subire alzando le mani. Non ti attendere. Buona vita
Sarebbe meraviglioso se il generoso imprenditore, o qualche ricco politico o famoso calciatore…o Briatore ..o comunque un uomo ricco …acquistasse la casa e poi consegassei le chiavi a Sergio.
Simona
Perché i giudici non hanno accettato l’assegno messo a copertura (anche se solo parziale) ? Lo scopo è quindi quello di togliere la proprietà a chi ce l’ha e ogni mezzo è valido x questa infamia. L’art.54 invocato da qualche giudice di recente è stato usato x giustificare misfatti ben più gravi di un’insolvenza. È lo stato che doveva liquidare l’imprenditore non il contrario. Ma ormai delle leggi si fa l’uso e l’abuso che più conviene x fare cassa e mettere in ginocchio gli onesti. COLLUSI TUTTI COLORO CHE SI PRESTANO A QUESTI ABUSI. VERGOGNA!
E’ veramente INDECENTE TUTTO QUESTO: Lo Stato è il peggior pagatore però quando esige da noi le tasse (le più alte in tutta Europa) le ESIGE TUTTE E SUBITO!!!! già questo solo episodio, ma ce ne sarebbero milioni da citare, sarebbe sufficiente per una vera e propria RIVOLUZIONE DEI CITTADINI. Proviamo a metterci TUTTI d’accordo e da domani non pagare più un soldo di tasse allo stato finché non avrà saldato i suoi debiti ai cittadini. Vediamo dove andiamo a finire. Un caso come questo poteva essere evitato. Potevano almeno lasciargli la casa……. INACCETTABILE…. un perverso ciclo di ingiustizie continue e inarrestabili.
Sergio, mi sei nel cuore, oltretutto perchè viviamo la stessa “PORCATA”. Pur anch’io distrutto, ti posso dare una mano, qualsivoglia? Le tue accorate sensazioni sono le mie, ma non voglio soccombere, come non devi soccombere tu. Ti seguirò. Ti sono vicino. Un abbraccissimo, Franco
la daranno in gestione agli extracomunitari
Ma arrestare giudice ed “ufficiali” giudiziari no???? È ovviamente chiedere troppo, quando chi dovrebbe agire seguendo i diritti, agisce senza logica…. nel veneziano siamo in 4 truffati dall’amministrazione pubblica… lavori pubblici e usura bancaria…. prima o poi la pagheranno… non si scappa dalle proprie responsabilità….
Dove si possono trovare dati incontestabili di questa incredibile storia e come /dove potrei leggere questo “famigerato” articolo 560 ?
Uno stato che non onora i propri debiti nei confronti dei propri singoli cittadini ( o di
loro eventuali Associazioni e Organizzazioni democratiche riconosciute o in via di riconoscimento) non mi pare più corrispondere a un modello di Stato democratico, anche se pretende di averne ancora i requisiti fondanti.
E per evidenti ragioni. Soprattutto nei casi del Sig. Sergio Bramini e
analoghi.
La vicenda lascia senza parole,ma ciò che stupisce è il comportamento del giudice dell’esecuzione inaccettabile sotto tutti i punti di vista,è una bella testimonianza di come funziona la giustizia in Italia “vergogna”
Sono sempre le persone oneste e con onore che pagano il prezzo più alto delle ingiustizie, dovrebbero pignorare palazzo madama !!!! Basta siamo tutti esasperati .
Anche io ho subito un abuso di potere da parte dei giudici, avevo dei beni di mia proprietà, mi hanno fatto fallire, è sequestrato i miei immobili!
Aoxsi … ho denunciato un tentativo di estorsione fatto arrestare una banda di malviventi … ma non hò potuto più lavorare la mia azienda che dava lavoro a 39 dipendenti … si è spenta fino a fallire , dopo lr congratulazioni lo Stato la Procura mi hanno lasciato solo …
Ma non doveva trattare anche di questo la cosiddetta “pace fiscale”?