MONZA – La villa di Sergio Bramini è stata assegnata a un acquirente straniero. La notizia, giunta come una doccia fredda, è arrivata ieri, lunedì mattina tramite mail direttamente all’imprenditore monzese fallito a causa dello Stato.
Sergio Bramini, imprenditore di successo, a capo della Icom aveva vinto appalti in sud Italia per la raccolta dei rifiuti, soprattutto nel periodo dell’emergenza immondizia della Campania. Lavori che Sergio Bramini ha puntualmente eseguito, ma non altrettanto puntuale è stato il pagamento da parte della Pubblica Amministrazione. Da parte di quelle Ato che non hanno poi saldato quei 4 milioni di euro che Sergio Bramini vantava.
L’imprenditore brianzolo non ha voluto comunque arrendersi e invece di chiudere l’azienda e di licenziare i suoi 32 dipendenti ha deciso di ipotecare la sua casa, una villa nel cuore di Sant’Albino. Ma alla fine Bramini nel 2011 ha depositato il fallimento in Tribunale.
A quel punto è iniziata la battaglia per difendere quella casa che valutata dalla banca oltre 2 milioni di euro, il perito del Tribunale ha quasi dimezzato l’importo e la prima asta, e nella prima asta lo scorso dicembre era andata a 664 mila euro.
Nel 2018 la vicenda di Sergio Bramini è salita anche alla ribalta della cronaca politica con la vicinanza, fin da gennaio, della Lega e del Movimento 5 Stelle. Un tiro e molla lunghissimo con le istituzioni con continui rinvii dello sloggio dalla sua abitazione. Uno sfratto che anche i due partiti al Governo hanno cercato di sventare con la decisione dei parlamentati Gianmarco Corbetta (Movimento 5 Stelle) e Andrea Crippa (Lega) hanno spostato il domicilio presso la sua abitazione. Ma anche questo non è servito a nulla: il 18 maggio c’è stato lo sfratto, malgrado la presenza nella sua abitazione di centinaia di cittadini, rappresentanti di Comitati, amici, imprenditori.
Poi a giugno, con la nascita del nuovo Governo giallo-verde Sergio Bramini è stato nominato consulente del vice premier Luigi Di Maio con il compito di redigere una legge, già ribattezzata “Legge Bramini” con una revisione delle aste, dei rapporti con le banche, a tutela degli imprenditori e dei cittadini falliti senza colpa, non solo a causa della pubblica amministrazione.
Tarlo dell’imprenditore monzese è l’abrogazione dell’articolo 560 (legge 119/2016 Renzi-Boschi) che permette di sfrattare i morosi prima che la casa sia stata venduta all’asta. Uno sfratto anche dalla prima abitazione e anche in presenza di inquilini disabili, anziani e minori. La “Legge Bramini” ad oggi non è stato ancora approvata.
Le ultime evoluzioni sono cronaca di questi giorni: il 22 novembre si è svolta l’asta (con una base di 500 mila euro). Andata deserta, poi ieri mattina l’arrivo dal Tribunale della notizia che la casa era stata assegnata ad un acquirente straniero.