SEVESO – Nel 1976 non c’erano le conoscenze mediche e scientifiche, oggi invece non si parla più dell’argomento. La diossina, però, nel sottosuolo di Seveso c’è ancora. E gli ambientalisti chiedono risposte certe alla Fondazione Lombardia per l’Ambiente.
A testimoniare che la sostanza è ancora nel suolo cittadino ci pensano i carotaggi effettuati nei mesi scorsi per valutare il rischio che avrebbe comportato l’apertura del cantiere di Pedemontana e la movimentazione del terreno. Ben 92 punti presi in considerazione e che, in attesa di riflessioni sulla bonifica e sull’eventuale stop alla realizzazione dell’autostrada (ipotesi subito scartata), hanno fatto sorgere nuovi interrogativi.
Quelle indagini, infatti, sono state condotte nella parte più vicina alla Milano-Meda, perché direttamente finalizzate alla realizzazione di Pedemontana: la diossina è stata rilevata nelle scarpate della superstrada, ma anche in terreni privati.
Di qui la scelta di “Sinistra e Ambiente” e del circolo Legambiente “Laura Conti” di Seveso di rivolgersi alla Fla per avere risposte. Questa aveva ricevuto l’incarico dalla Giunta regionale di raccogliere informazioni circa l’indagine di valutazione di rischio da esposizione alla diossina residua dell’incidente Icmesa. I responsabili della Fla avevano annunciato che lo studio si sarebbe concluso entro la fine del 2018, definendo il testo sul rischio da esposizione e quello sulla compatibilità d’uso dei suoli presi in considerazione a fini di eventuali prescrizioni per attività di pascolo animali da latte, orticolo (piante ipogee e a contatto del suolo), da allevamento domestico, agricolo (piante epigee), verde pubblico e privato, residenziale e commerciale/industriale.
Oltre 40 giorni dopo il termine indicato, però, ancora il silenzio. Di qui la scelta degli ambientalisti di contattare nuovamente la Fondazione Lombardia per l’Ambiente: “Come firmatari dell’istanza continuiamo infatti a pensare che questo studio vada seguito con attenzione e i suoi contenuti debbano essere resi noti. Riteniamo che dati e valutazioni non possano e non debbano rimanere confinati all’interno della sola cerchia degli incaricati, degli uffici tecnici di Regione Lombardia, degli enti interessati”.