SEREGNO – Un documento firmato da Marco Minniti, allora ministro dell’Interno, per “certificare” che a Seregno non ci sono state infiltrazioni mafiose in municipio. Atto che risale al maggio 2018, prima delle elezioni, ma che è stato reso noto soltanto giovedì sera dal sindaco Alberto Rossi. A Seregno i gruppi di opposizione, quelli che erano in maggioranza quando è avvenuto il blitz dei Carabinieri che ha portato alle dimissioni in massa e all’arrivo del commissario prefettizio, sono davvero furibondi.
Nessuno se la prende con il sindaco che prima delle elezioni, da semplice cittadino, di certo non era in possesso di quel documento. L’attuale minoranza, però, vuole il nome del responsabile di una comunicazione così tardiva. Il sospetto è che un atto di questo tipo forse non avrebbe cambiato l’esito delle elezioni, ma almeno avrebbe evitato di “gettare fango” addosso alle persone durante la campagna elettorale più avvelenata nella storia di Seregno.
“Di chi sono le responsabilità di questa comunicazione tardiva – ha affermato Tiziano Mariani, capogruppo della lista civica “Noi x Seregno”, o addirittura mai avvenuta? Era nei cassetti del Comune? Abbiamo dipendenti pagati per leggere la Gazzetta Ufficiale che hanno taciuto? E’ stata la Prefettura a ritardare la comunicazione? Voglio chiarezza: perché noi avevamo l’onta di città mafiosa, ci siamo dimessi in massa per evitare conseguenze spiacevoli per la collettività, ma nemmeno siamo stati avvisati sull’esito dalla conclusione delle indagini. Vergognoso. Di certo non ci fermiamo qui alla lettura di questa atto del ministro. Vogliamo andare fino in fondo alla vicenda”.
“Sentire le date lascia increduli – ha dichiarato Ilaria Anna Cerqua, capogruppo di Forza Italia -, a quanto pare già a maggio si sapeva l’esito delle indagini della commissione d’inchiesta. Ovvero che non ci sono state infiltrazioni di stampo mafioso. Questo provvedimento, insomma, in campagna elettorale c’era già. Noi, a posto con la coscienza, ne eravamo certi. Ora ci viene detto che era stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, come se fosse una lettura quotidiana per noi e per i seregnesi”.
Nella discussione Cerqua non ha mai affermato che pubblicizzando questa comunicazione del ministro avrebbe vinto lei. Qualche sassolino dalle scarpe, però, ha voluto toglierselo: “Va bene che in campagne elettorale vale tutto, ma ne sono state dette di tutti i colori, soprattutto sulle persone. Ci sono valori che non devono essere toccati. Ribadisco che sono stati dichiarati illegittimi gli arresti e i provvedimenti d’urgenza. Così aveva detto il Tribunale della libertà di Milano. Non c’erano gravi indizi. E ora ci confermano che non c’erano nemmeno le infiltrazioni mafiose”.
Dello stesso parere Edoardo Trezzi, capogruppo della Lega, che ha puntato il dito contro i banchi dell’attuale maggioranza: “Mi sento però di ringraziare la commissione antimafia per il lavoro svolto. Ora i dipendenti lavoreranno con più serenità. Le elezioni non dovevano esserci alla luce della verità accertata, pazienza. Accettiamo comunque che sia andata così. Non dimentico, però, che il 26 settembre, giorno degli arresti, qualcuno dell’attuale maggioranza mi ha dato del mafioso. Questo provvedimento rende giustizia”.