MONZA – La sofferenza della passione di Gesù lungo la via Crucis interpretata artisticamente usando tele particolari. Tele che parlano di dolore, che hanno “fotografato” la malattia di un padre e che sono state poi utilizzate dal figlio per esprimere la sofferenza di Gesù Cristo.
Una mostra da non perdere quella della Via Crucis di Luca Melzi, in programma dal 7 al 22 aprile alla Rotonda di San Biagio (via Prina 19). L’artista monzese per dipingere ha utilizzato le lastre di suo papà. Il padre, morto nel 1994, durante la sua malattia si era sottoposto a oltre trenta interventi chirurgici, e a numerosi esami di radiodiagnostica. Quei vecchi “raggi” che Luca aveva deciso di conservare in un cassetto. “Non sapevo ancora che cosa ne avrei fatto – racconta mostrandoci le sue particolari stazioni della Via Crucis -. Sono sempre stato affascinato dal fatto che un esame potesse guardare e fotografare l’interno del nostro corpo”.
La folgorazione artistica risale al 2004, quando al cinema è arrivato il capolavoro di Mel Gibson “La passione di Cristo”, che ripercorre le ultime dodici ore di vita di Gesù, dall’orto degli Ulivi, all’arresto e la condanna a morte, la decisione di Ponzio Pilato di affidare la scelta alla folla, la flagellazione e, infine, la crocifissione. “Quel film mi ha toccato l’anima – prosegue Luca Melzi – In quindici giorni l’ho visto due volte. Poi ho deciso che anche io, nel mio piccolo, avrei dovuto rappresentare la grande sofferenza di Gesù”.
A quel punto la decisione di togliere dal cassetto le lastre del genitore e di iniziare a lavorarci. Prima attraverso lo studio delle stazioni, poi lo studio delle immagini e delle figure, individuando per ogni stazione quella lastra più adatta. “Presentai questa mostra per la prima volta dieci anni fa, nella chiesa di San Pietro Martire a Monza – ricorda Luca Melzi che ha inviato una sua opera su lastra anche a Mel Gibson -. Fin da subito ho espresso il desiderio che questa Via Crucis diventasse itinerante”. Il dolore del Signore rappresentato sul uno dei simboli del dolore dell’uomo espresso attraverso la malattia. “Umilmente ho cercato di rappresentare la sofferenza di nostro Signore”, conclude.
La mostra, patrocinata dal Comune, rimarrà aperta dal lunedì al venerdì dalle 18 alle 19.30, sabato dalle 17 alle 19.30 e domenica dalle 9 alle 12.30 e dalle 17 alle 19.30. L’inaugurazione domenica 7 aprile alle 17.
Barbara Apicella