SEREGNO – Dato ormai per certo che in Comune a Seregno non sono state riscontrate infiltrazioni mafiose da parte della commissione d’inchiesta, c’è una novità che non mancherà di sollevare preoccupazione o polemiche: la Prefettura ha respinto la richiesta di accesso agli atti avanzata a titolo personale dal consigliere comunale Davide Ripamonti (Pd).
Come è emerso in Consiglio comunale, mentre in città è ancora vivo il dibattito sul tempismo (o mancato tempismo) con cui è stato rivelato che il municipio non ha rapporti di alcun tipo con la criminalità organizzata, Ripamonti ha chiesto di poter accedere alla relazione conclusiva della Commissione d’Indagine istituita con decreto del 28 settembre 2017 e alla relazione del Prefetto di Monza e Brianza datata 24 aprile 2018, nella quale è stata evidenziata l’insussistenza delle condizioni legittimanti l’applicazione delle norme sullo scioglimento del Consiglio comunale.
Domanda presentata il 12 marzo, la risposta dalla Prefettura è arrivata l’11 aprile: ““Si rappresenta che i documenti oggetto dell’istanza di accesso sono custoditi presso la segreteria di sicurezza di questo Ufficio con classifica di segretezza ‘Riservato’ e che in quanto tali non sono liberamente ostensibili. Considerata la loro attinenza ad esigenze di tutela della sicurezza e dell’ordine pubblico, si ritiene che una loro ostensione si porrebbe in contrasto con la finalità di tutela degli interessi pubblici”.
La Prefettura va oltre, motivando il suo diniego con due altri termini: sicurezza e ordine pubblico. Più che sufficienti per dire no. Anzi, “rappresentano esigenze forti e dominanti che inibiscono alla radice l’istanza di trasparenza, tanto da doversi escludere una loro recessività a fronte della cura e della difesa degli interessi giuridici dell’istante”.
“La risposta della Prefettura – commenta il sindaco – deve indurci ad una riflessione profonda sul lavoro della Commissione di Indagine che si è occupata del nostro Comune. Abbiamo registrato con favore e sollievo la notizia della non sussistenza delle condizioni legittimanti l’applicazione delle norme sullo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose, ma parimenti dobbiamo avere la consapevolezza che il Comune di Seregno ha attraversato una valutazione amministrativa tutt’altro che banale ed i cui contenuti non si esauriscono nel mancato provvedimento di commissariamento per due anni, ma sottendono una realtà più complessa ed articolata”.
Dietro quell’espressione di “sicurezza e ordine pubblico” utilizzata dalla Prefettura, insomma, c’è da immaginare lo sviluppo del lavoro della commissione di indagine: no infiltrazioni mafiose ma, non per questo, non tutto a posto. Se il materiale resta segreto si fa presto a pensare a nuove indagini in corso che, in caso di trasparenza, rischierebbero di essere vanificate.