BIASSONO – Il suo nome scientifico è Hierophis viridiflavus, comunemente è conosciuto come biacco o colubro verdegiallo. È una specie abbastanza comune in tutta Europa e anche in Italia, e può arrivare a una lunghezza di 120-140 centimetri. Ha seminato il panico nei giorni scorsi a Biassono, dopo essere stato avvistato in un box. Chiamata anche la Polizia locale che, vista la materia, ha richiesto l’intervento degli esperti dell’Enpa (Ente nazionale protezione animali).
In realtà, per quanto in molti avremmo avuto la stessa reazione del proprietario del box, il biacco non è un serpente velenoso e, se disturbato, preferisce la fuga. Al contrario, se si cerca di prenderlo può reagire vigorosamente, alzandosi minaccioso. È comunque un animale innocuo utilissimo all’ecosistema perché si ciba di roditori e di insetti.
Il biacco, portato al rifugio monzese di via San Damiano, è stato liberato nell’Oasi di biodiversità, primo inquilino della grande area di 2500 metri quadri accanto al canile che sta acquistando piano piano una sua precisa identità.
“Nel nostro Paese – spiegano i volontari dell’Enpa – non ci sono né enormi anaconda né boa constrictor né temutissimi cobra, eppure la paura dei serpenti è comune a molto di noi. La popolazione di ofidi presenti in Italia consta di 17 specie, 13 Colubridi del tutto innocui e 4 Viperidi, potenzialmente pericolosi perché dotati di ghiandole velenifere. Oltre al biacco, altre specie che non è raro incontrare nel territorio brianzolo sono il colubro liscio (Coronella austriaca), la biscia d’acqua (Natrix natrix) e il colubro di Esculapio (Elaphe longissima), chiamato anche saettone. Purtroppo la paura ancestrale dell’uomo verso questi animali spinge molto spesso alla loro ingiustificata uccisione.