Libro, fumetto, film. Perfino videogioco. In un modo o nell’altro, almeno rimanendo al titolo, è davvero impossibile che non abbiate mai sentito parlare di “Alice nel Paese delle meraviglie”. Oggi ne parliamo anche noi, visto che questo romanzo fantastico viene pubblicato per la prima volta il 4 luglio 1865.
L’autore? Molti ve lo sanno indicare come Lewis Carroll. In realtà questo è solo uno pseudonimo, che cela l’identità di Charles Lutwidge Dodgson. Anche lui da solo meriterebbe un libro per contenere non solo il nome completo, ma anche le sue qualifiche: reverendo anglicano, prima di tutto, ma anche scrittore, fotografo, matematico, logico di nazionalità britannica.
Tutte caratteristiche che, insieme, concorreranno a rendere unico il suo romanzo. Dentro, infatti, dietro la storia c’è un po’ tutto ciò che appartiene al sapere di quest’uomo. Ebbene sì, anche la matematica.
Il libro, secondo la leggenda, nasce durante una gita in barca sul Tamigi. Un momento di piacere di Lewis Carroll con l’amico reverendo Robinson Duckworth e tre bambine: Lorina Charlotte, Alice Pleasence ed Edith Mary, rispettivamente di 13, 10 e 8 anni. Tutte Liddell di cognome. Un giro che si trasforma nell’occasione di raccontare una storia alle tre bambine, messa poi nero su bianco su insistenza di Alice.
L’idea, alla fine, piace anche a Carroll, che più volte rivedrà l’opera arricchendola di aneddoti, tavole grafiche, e inventando quel titolo che ancora oggi tutti conosciamo.
Dire che diventerà un successo mondiale è forse riduttivo: traduzioni in quantità industriale, più o meno riuscite, in almeno 97 lingue. E poi film (ricordate, tra gli ultimi “Alice in Wonderland” del 2010?). Una gita in barca di poche miglia, insomma, ci consegna una storia diventata immortale.
G.Gal.