Come le inventano i giornalisti, non le inventa nessuno. Questa, almeno, è l’opinione diffusa. Sarà forse per questo motivo che il personaggio bugiardo per eccellenza è “figlio” di un giornalista. Carlo Lorenzini, alla fine bugiardo anche nel nome, spacciandosi per Carlo Collodi il 7 luglio 1881 inizia la pubblicazione di “Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino”.
Ridiamoci sopra, perché questo simpatico burattino merita di essere trattato esattamente in questo modo: con il sorriso, una carezza e un po’ di benevolenza per le sue marachelle. Alla fine, tutto sommato, è uno dei simboli dell’Italia nel mondo.
Dati alla mano, infatti, è con ogni probabilità il capolavoro della letteratura italiana più tradotto a livello internazionale, stampato in 260 lingue diverse e diventato, nel tempo, protagonista anche a teatro, in televisione e naturalmente al cinema.
Se l’avessero raccontato prima a Collodi, non sarebbe proprio riuscito a immaginare un simile successo. Lui stesso, consegnando queste avventure nelle mani di un editore di un giornale per ragazzi, gli spiega di avere scritto una “bambinata”. Il 7 luglio ecco la pubblicazione della prima delle otto puntate. Doveva nascere e morire così quella storia. Doveva morire anche il personaggio, impiccato per l’esattezza. I lettori, però, erano di idee diverse e, come ben sa chi scrive, hanno sempre ragione loro.
Ecco dunque che Collodi deve rimettersi al lavoro per dare un seguito a quelle storie. Non sarà facile nemmeno per lui ma, nel 1883, dopo due anni di intenso lavoro, riesce a raccogliere in un volume “Le avventure di Pinocchio”.
Difficile stabilire quante copie possa aver venduto complessivamente questo libro. Gli aridi numeri, benché di sicuro importanti, non renderanno comunque mai giustizia a un libro che appartiene a ognuno di noi. Non solo perché quei personaggi, quelle situazioni, sono entrati a far parte del nostro linguaggio e della nostra vita, ma perché alla fine quel burattino rappresenta tutti noi. Con la sua ingenuità, con le sue bugie, con le sue colpe, con i suoi pentimenti. Dietro a una storia di fantasia non c’è mai stata così tanta verità.
G.Gal.