In pieno clima motoristico, non si può fare altro che compiere un lungo salto indietro negli anni. Si torna al 1950, ovviamente al 3 settembre: quel giorno Nino Farina, con la vittoria nel Gran Premio d’Italia a Monza, si aggiudica il primo campionato mondiale di Formula 1.
Altri tempi, tutto completamente diverso. Sette gare complessivamente, a partire dal 13 maggio con l’esordio a Silverstone per il Gran Premio di Gran Bretagna. Anche in quella corsa sul primo gradino del podio finisce Farina. Nel corso della stagione si aggiudicherà anche il Gran Premio di Svizzera a Berna. Tre vittorie complessive con la sua Alfa Romeo 158. Esattamente lo stesso numero del grande rivale Juan Manuel Fangio, al volante di un’identica vettura. In realtà l’argentino durante l’anno otterrà un numero maggiore di successi, ma anche in corse non valide per il titolo mondiale.
E’ lui l’uomo designato dalla scuderia per la vittoria nella prima edizione del mondiale. Dovranno fare tutti i conti con la tenacia e la spavalderia dell’italiano, bravo a crederci fino in fondo. Vince contro ogni pronostico, presentandosi all’appuntamento finale di Monza con il terzo posto nella graduatoria iridata. L’uomo da battere, manco a dirlo, è proprio Fangio che anche in Brianza fa capire che non ha intenzione di scherzare: sua la pole position, suo il giro più veloce in gara. Forse chiede anche troppo alla vettura, tant’è che al 24esimo giro il cambio si rompe. Non si arrende: ottiene l’Alfa Romeo di riserva dal compagno di squadra Piero Taruffi, ma non è sufficiente: dovrà arrendersi di nuovo mentre Farina s’invola verso la bandiera a scacchi.
Una vittoria che vale anche il titolo mondiale: 30 punti complessivi per lui, 27 per Fangio.
Per Farina sarà l’unico titolo mondiale in carriera. Fangio, invece, si rifarà con gli interessi: per lui dal 1950 al 1957 sette stagioni disputate (assente nel 1952 per infortunio) con un bilancio di cinque titoli mondiali conquistati e di due secondi posti finali.