MONZA – Non poteva esserci più attinenza agli eventi di cronaca delle ultime settimane per l’apertura de “L’altro Binario”: l’attacco del nord della Siria da parte della Turchia ha scosso l’opinione pubblica. Negli ultimi giorni anche in Italia sono stati organizzati presidi e manifestazioni per invitare l’Europa e gli organismi internazionali a mettere in campo ogni sforzo possibile per bloccare l’invasione turca del Rojava, la regione curda siriana.
Il paese che non c’è esiste. Ed è abitato da un popolo, quello curdo, che ha ricominciato a sognare. Sogna di poter essere popolo, senza diventare stato. Sogna di poter vivere in una terra di pace, dove la diversità delle religioni e delle etnie non provochi massacri. Dove la gente possa decidere del proprio destino, autogovernandosi. Dove le donne possano uscire dalle proprie case, scoprendo finalmente il volto e prendendo parola.
In scena una storia che parla a tutti. È possibile un altro respiro? Un altro sentimento del vivere, della lotta, della battaglia, dell’amore, dell’incontro con il mondo?
Le storie di quel popolo arrivano anche in Italia: succede quando quegli uomini e quelle donne, su un barcone o via terra, in fuga dalle guerre, dalle prigioni, dalle persecuzioni politiche, arrivano sulle nostre coste e nelle nostre città. E allora: qual è il nostro sguardo? Cosa significa per noi la loro presenza?
Il paese che non c’è è storia mitica di un popolo, della resistenza sulle montagne e in mezzo ai deserti. È testimonianza della battaglia che ovunque lo ha visto in prima fila contro la ferocia delle milizie fondamentaliste e del fascismo islamico. È cronaca pulsante, presente, che irrompe sulla scena con le sue notizie, con l’insopprimibile urgenza di essere raccontata. Perché c’è bisogno di reagire: anche qui, anche da noi.
Il progetto va in scena oggi (venerdì 25) e domani con inizio alle 21. Biglietto d’ingresso a 15 euro (6 euro per gli under 18).
(foto Salvatore Pastore)