SEVESO – A lungo è stato chiesto alle istituzioni di informare i cittadini di Seveso e dei Comuni limitrofi sul problema diossina. Ovvero su quella residua rilevata a tutt’oggi nei terreni a diversi livelli di profondità. Ora, finalmente, ecco che viene organizzato l’incontro, ma gli ambientalisti sollevano nuove critiche: una illustrazione nella mattinata del lunedì non sarà mai utile per coinvolgere e informare i cittadini.
Alberto Colombo (responsabile di Sinistra e Ambiente di Meda) e Gemma Beretta (presidente del circolo Legambiente “Laura Conti” di Seveso) per questo motivo nei giorni scorsi hanno preso carta e penna per scrivere a Fabrizio Piccarolo, direttore generale della Fla (Fondazione Lombardia per l’Ambiente) per manifestare il loro disagio.
La Fla non solo ospita l’incontro in programma nella mattinata del 16 dicembre, ma è anche materialmente la parte che ha eseguito lo studio per verificare la presenza di diossina nel sottosuolo dei Comuni colpiti dall’incidente dell’Icmesa del 10 luglio 1976.
“L’attenzione nella condivisione e diffusione delle informazioni scientifiche – scrivono Colombo e Beretta -, sempre importante, è particolarmente utile e da curare in un territorio dove ancora oggi esiste una contaminazione della diossina del disastro Icmesa e dove la comunità merita di essere messa costantemente e per tempo a conoscenza di indagini, dati e valutazioni e magari anche successive decisioni utili alla tutela della salute.
E’ proprio la presenza di diossina a rendere particolarmente fragile una parte della popolazione di questa porzione di Brianza e a rendere delicata e rischiosa la prospettiva aggiuntiva di una movimentazione delle terre inquinate e di una bonifica precedente al passaggio dell’Autostrada Pedemontana”.
“Per questo motivo – aggiungono i responsabili delle due associazioni ambientaliste – nel nostro incontro del giorno 11 giugno 2018 e nel successivo nostro scritto del 4 febbraio 2019 avevamo evidenziato la necessità di una comunicazione e di un percorso partecipato di restituzione pubblica dei contenuti dell’indagine. A questo fine ci eravamo resi disponibili a un confronto, non per la nostra scienza ma per il forte radicamento che ci caratterizza sul territorio. Ci attendavamo dunque un coinvolgimento che purtroppo, non c’è stato. La forma convegno da voi scelta, pur costituendo un momento informativo, non ci pare adeguata a raggiungere l’obbiettivo che ci eravamo preposti e che in parte sembrava anche da voi condiviso.
La rigidità della scaletta dei lavori previsti, non consente alcuna interlocuzione e tantomeno di soddisfare eventuali richieste di approfondimento”.
“Il convegno è poi purtroppo organizzato in una giornata e in un orario proibitivo per molti – concludono Colombo e Beretta -, limitando la possibilità di presenza della cittadinanza, dei gruppi e delle associazioni del territorio. Non è dunque esattamente ciò che auspicavamo e così ribadiamo che era ed è necessario una più attenta e puntuale restituzione della ricerca alla cittadinanza evitando di ripetere modalità di azione/scelte che già in passato hanno prodotto una distanza tra le istituzioni – la Fondazione in questo specifico caso – e la comunità”.