MONZA – Con i soldi sono arrivati anche tutti i dubbi. Tutto in modo direttamente proporzionale: tanti quattrini da parte del Governo (tencnicamente: con ordinanza della Protezione civile) per consentire aiuti alimentari alle persone in situazione di disagio economico. Allo stesso tempo, però, anche tante difficoltà da parte dei sindaci brianzoli, che stanno cercando di capire con quale criterio sono da utilizzare.
Si tratta di quei famosi 400 milioni di euro destinati ai Comuni, di cui 320 milioni (l’80 per cento) in base al numero dei residenti e 80 milioni (il restante 20 per cento) secondo il criterio della differenza tra il reddito dei residenti e il reddito medio nazionale. In Brianza, secondo questi criteri, si passa dagli 11.112,08 euro riconosciuti al Comune di Aicurzio fino ai 651.582,23 euro che finiranno nelle casse del Comune di Monza.
L’annuncio del premier Giuseppe Conte nella serata di sabato ha subito generato aspettative in questo momento di difficoltà: già nella mattinata di domenica non erano pochi i sindaci brianzoli che avevano ricevuto telefonate da parte di qualche cittadino che desiderava informazioni e soldi veloci per far fronte al momento di difficoltà.
Domenica, però, erano ancora più in difficoltà i sindaci: alla conferenza del premier non corrispondeva la firma di alcun provvedimento. Soltanto nella serata è stato poi finalmente pubblicato il documento, gettando ancora più nell’incredulità gli amministratori comunali. Secondo quanto indicato, infatti, l’aiuto alimentare è da riservare in via prioritaria a coloro che non percepiscono alcunché. Insomma nessun aiuto per i pensionati, nulla per le persone seguite dai Servizi sociali, nulla per chi ha il reddito di cittadinanza, così come per chi usufruirà dei 600 euro previsti per gli autonomi o per chi potrà beneficiare della cassa integrazione.
I sindaci nella giornata di domenica e di lunedì hanno avuto continui momenti di confronto, soprattutto ponendo una domanda: tolte tutte quelle persone, a chi bisogna dare un aiuto? Il documento non dice nulla. Non dice neanche se il Comune deve provvedere all’acquisto di generi alimentari o se deve corrispondere soldi ai cittadini. Soluzione, quest’ultima, da escludere se si vuole evitare che qualcuno intaschi i soldi e li utilizzi per acquisti non necessari. Si va verso il buono spesa: a chi, per quale importo, e da spendere dove, però, sono quesiti che al momento non hanno ancora trovato una risposta adeguata.