MILANO – “L’emergenza Coronavirus ci ha insegnato che è necessaria una riflessione sul modello di sviluppo fin qui adottato e questo riteniamo sia il momento propizio per cambiare rotta. Massicci investimenti verranno mobilitati per contrastare la forte crisi che succederà alla pandemia, un flusso di risorse economiche verrà messo in disponibilità a singoli, società, aziende ed enti pubblici. Queste ingenti risorse, che serviranno per la ripresa, non dovranno essere utilizzate per far crescere ancora i consumi, gli sprechi e la distruzione di risorse naturali e società umane col conseguente incremento di squilibri e nuove criticità ambientali”. E’ la richiesta di Serena Longaretti (presidente di Italia Nostra Lombardia), Gianni Del Pero (Wwf Lombardia), Barbara Meggetto (Legambiente Lombardia)
“La pandemia che ha colpito tutti i popoli della terra, ma che ha più duramente colpito le aree sviluppate del pianeta come la nostra Regione – affermano le associazioni ambientaliste -, è in parte anch’essa frutto degli stessi errori che hanno determinato i drammatici cambiamenti in atto. La globalizzazione economica delle merci e del lavoro ha provocato, cosi come si è sviluppata, forti cambiamenti sociali, esasperazione e drammaticità dei flussi migratori, declino di biodiversità e distruzione degli habitat, riscaldamento globale e preoccupante accelerazione dei cambiamenti climatici, incentivazione dei conflitti armati e aumento delle povertà. Lo sviluppo esasperato ha portato aridità e perdita di identità, diseguaglianze e insicurezza ambientale e sociale. Avremo bisogno di un significativo cambiamento per sopravvivere con il pianeta alle sfide ambientali e sociali che sono in atto”.
Le tre associazioni propongono alla politica alcuni spunti di riflessione e suggerire azioni concretamente perseguibili affinché la ripresa dopo la pandemia sia sostenibile e produca un cambiamento radicale e sostanziale nel modello di sviluppo fin qui perseguito. Vuole anche essere stimolo a ciascun cittadino perché s’impegni a fare la propria parte. “Il cambiamento del nostro stile di vita – precisano – dev’essere sentito da ognuno di noi come necessario e desiderabile e per fare questo avremo bisogno di alcune azioni e non di altre”.
Nello specifico:
– Ripristinare un rapporto equilibrato di reciprocità tra ambiente e uomo, con misure di protezione e messa in sicurezza del capitale naturale e della biodiversità. Questa azione è una garanzia per la sopravvivenza e la salute della nostra specie. Contrastare quindi modelli di comportamento e prassi che distruggono risorse ambientali e marginalizzano i soggetti più deboli delle nostre comunità.
– Ridare dignità al lavoro, abbandonando forme speculative e violente di sfruttamento delle persone e delle comunità locali.
– Investire nella scuola e nella sanità pubblica e territoriale, rafforzando le strutture dedicate alla formazione e cura delle persone e alla ricerca, rigenerare il modello educativo per uomini e donne libere dall’ideologia che ha trasformato in merci la cultura e la malattia e in consumatori gli studenti e i pazienti.
– Predisporre un piano generale di riconversione energetica, incentivando forme di risparmio rispettose dell’ambiente, della biodiversità e dei paesaggi lombardi.
– Sostenere un ampio progetto di manutenzione del territorio che ponga come elemento centrale la qualità del paesaggio lombardo inteso come grande infrastruttura culturale capace di divenire traino di una ripresa economica lungimirante.
– Rafforzare e moltiplicare gli strumenti e luoghi di servizio alle comunità come parchi, biblioteche, piazze, teatri, musei, sale musicali con particolare attenzione alle grandi periferie urbane ed ai piccoli centri rurali, soprattutto nelle aree interne.
– Sostenere l’edilizia pubblica di qualità, riordinare le reti e i servizi pubblici, riqualificare in chiave energetica il patrimonio edilizio esistente, incentivare la riqualificazione delle periferie urbane, il recupero dei centri storici, dei nuclei rurali e di montagna nel rispetto dei caratteri identitari propri del patrimonio storico, culturale e paesaggistico quale bene comune irrinunciabile. Evitare assolutamente nuovi condoni, di qualsivoglia tipo, edilizio o fiscale. Migliorare il rapporto di fiducia tra istituzioni e cittadini.
– Incentivare le azioni di miglioramento della biodiversità finalizzata alla ricomposizione delle specificità culturali dei paesaggi agrari identitari della pianura padana.
– Orientare l’agricoltura padana verso la riduzione di capi allevati così da riequilibrare la produzione di foraggi e mangimi a favore di coltivazioni meno impattanti in termini di acqua, energia, e presidi chimici e non concentrate nei mesi estivi, non dipendere dalla importazione e contribuire a limitare la spinta alla deforestazione globale; ridurre le immissioni di fonti inquinanti zootecniche, sostenere l’agricoltura e la zootecnia biologica.
– Attivare un’azione di tutela delle acque e di contrasto al dissesto idrogeologico. Non alterare ulteriormente il ciclo delle acque perseverando con politiche di deroga o di rallentamento della tutela qualitativa e quantitativa della risorsa idrica, privilegiando sempre gli scopi agricoli e industriali e mancando nel rispetto del deflusso minimo vitale.
– Incentivare la realizzazione di vasti sistemi di forestazione urbana quali strumenti di contrasto ai cambiamenti climatici e al deperimento della qualità dell’aria che siamo costretti a respirare in pianura padana.
– Migliorare la qualità dell’aria che respiriamo anche rendendo efficiente il sistema del trasporto pubblico, ammodernando le infrastrutture esistenti e potenziando le infrastrutture per la mobilità sostenibile come le ferrovie, le metropolitane e le piste ciclabili. Non abbiamo bisogno invece di nuove strade, autostrade come la Pedemontana lombarda, aeroporti e di altre infrastrutture “grigie” che consumano suolo, violentano il paesaggio e aumentano i livelli di inquinamento.
– Favorire la conversione alla sostenibilità delle imprese, più che mai possibile e utile in questa ripartenza, incentivando azioni e progetti di ecodesign e di transizione alla green economy e all’economia circolare. Non incentivare con finanziamenti a pioggia e indifferenziati le aziende; non devono essere sostenute con denaro pubblico imprese che realizzano prodotti tecnologicamente e strutturalmente inadeguati ad una prospettiva di sostenibilità ambientale.
– Organizzare un’azione di educazione della cittadinanza volta a sostenere e chiarire il concetto di “società sostenibile” nel ruolo responsabile di cura sia dei sistemi ambientali del territorio, dai quali dipende il benessere dell’uomo, sia del patrimonio di beni culturali e paesaggistici quale identità territoriale importante per la qualità di vita delle popolazioni locali. Ciò significa anche combattere lo spreco alimentare e l’uso di cibo spazzatura, migliorare la dieta equilibrata con un consumo ridotto di carne, educare alla riduzione dei prodotti usa e getta per orientare anche dal lato della domanda le nuove scelte produttive.
– Favorire i processi di partecipazione attiva dei cittadini e delle comunità locali, capaci di incentivare logiche di sostenibilità e di tutela dell’ambiente e della salute.
– Sostenere con maggiore vigore il terzo settore che si è rivelato strategico nel frangente della pandemia e che rappresenta una nobile forma partecipativa dei cittadini alla vita della nostra regione.
– Prestare attenzione allo sviluppo ulteriore di tecnologie digitali invasive e pericolose per la salute delle persone che contribuiscono a svuotare ulteriormente il senso e il significato delle sensibilità e della vita privata di ciascuno di noi.
– Individuare una strategia di ripresa che abbia la cultura come protagonista, mobilitando competenze, potenziando un modello a rete per l’accesso e la valorizzazione della produzione e delle risorse in un dialogo stretto tra realtà del territorio e amministrazioni.
“La rinascita della nostra regione – concludono le associazioni ambientaliste – deve dipendere dall’investimento sul “capitale sociale” di cui è ricca la Lombardia, costituito dagli uomini e dalle donne che si sono resi attivi gli uni per gli altri anche in questa grave crisi sanitaria, dimostrando che sarà il “capitale naturale” la vera garanzia sulla quale fondare il nostro futuro attraverso il nostro impegno di tutela e risanamento. Solo con queste priorità il valore del “capitale economico” troverà uno scopo di utilità per il nostro presente e per le prossime generazioni diventando effettivamente capace di risponde ai bisogni umani e di sostenibilità del pianeta.
Insieme le tre associazioni hanno lanciato una petizione sulla piattaforma Change.org cliccando qui.
1 Comment
Bene. Bravi. Grazie.