ROMA – “La ristorazione non è solo mangiare: è il piacere di stare insieme, di godersi l’atmosfera. A queste condizioni non è possibile aprire”. Gianfranco Contini, titolare di un ristorante situato nel pieno centro storico di Roma, tra i promotori del movimento “La voce dei locali di Roma”, riassume quello che è il pensiero di molti suoi colleghi.
E sono davvero tanti, circa 400 tra bar e ristoranti della zona più animata della città, quelli che annunciano di non riaprire nella giornata di lunedì 18 maggio malgrado il via libera del Governo. Il motivo è molto semplice: va bene garantire la sicurezza di chi lavora e dei clienti, ma i provvedimenti del Governo risultano troppo restrittivi e non consentono di svolgere l’attività d’impresa.
Per questo motivo 400 locali terranno le saracinesche abbassate. Qualcuno continuerà a lavorare ma solo per l’attività di asporto. Il centro storico rischia di rimanere una zona desolata.
“Le normative dell’Inail sono inapplicabili per il 90% locali tradizionali – spiega Contini -. Le sanificazioni le facevamo anche prima, tutti i giorni, ma non è possibile il distanziamento, non si può lavorare con piatti, posate e bicchieri di carta, né far servire ai tavoli dai camerieri con guanti e mascherine”.