Le dita le tengono incrociate tutti, ma intanto si guarda con attenzione verso i mesi futuri. Perché a detta di molti esperti è molto probabile che possa arrivare una seconda ondata di pandemia. Non ci sono certezze, né una letteratura storica scientifica che offra modelli di riferimento per fare calcoli. Gli addetti ai lavori, però, di una cosa sono praticamente sicuri: il Covid-19 si farà vedere ancora. L’unica arma vincente sarà il vaccino, ma con gli atteggiamenti individuali si potrà cercare di limitarne la portata.
Il più diretto, anche a costo di diventare impopolare, è come sempre Anthony Fauci. Il maggior virologo degli Stati Uniti, direttore dell’Istituto nazionale per le malattie infettive, anche stavolta avverte: “Non torneremo alla normalità prima di un anno”. Così ha dichiarato anche a “La Stampa” aggiungendo che l’unica vera soluzione è il vaccino. Quello che lui aveva già pronosticato utile verso la primavera-estate 2021. “Future infezioni sono inevitabili – ha dichiarato al quotidiano piemontese -. Bisogna avere personale, test e risorse per identificare i casi, isolarli e tracciare i contatti. Se lo faremo quando avverranno le infezioni potremo evitare che diventino una seconda ondata”.
Un po’ dello stesso parere anche Walter Ricciardi, il rappresentante del Governo italiano presso il comitato esecutivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: “Riteniamo improbabile che il virus possa sparire – ha affermato -, una delle possibilità è che si ripresenti insieme all’influenza. Dobbiamo attrezzarci con case antisismiche, poi se il terremoto non arriva è meglio così”.
“Non è possibile fare previsioni – ha spiegato all’Ansa Federico Ricci Tersenghi, dell’Università Sapienza di Roma – perché non esistono modelli affidabili. Ci sono aspetti importanti la cui influenza nei modelli non si è ancora compresa. Il problema è che si è passati dalla situazione iniziale, in cui il virus circolava e non si adottavano particolari protezioni, alla fase di chiusura totale del lockdown e a una riapertura nella quale si utilizzano protezioni, distanziamento sociale in una stagione che permette di vivere molto all’aria aperta. Attualmente i numeri dell’epidemia sono così piccoli che non è possibile calibrare i modelli e non c’è statistica per fare delle stime”.
Secondo lui la maggiore probabilità è quella di avere in autunno piccoli focolai. “Se gestiti nel modo corretto – ha commentato Ricci Tersenghi – potranno essere circoscritti. In autunno, quando si tornerà a vivere per molte ore in luoghi chiusi, è possibile che i casi possano ripartire. Non è dato sapere che cosa potrà accadere in palestre, fabbriche, uffici e scuole, ma è certo che i nostri comportamenti saranno fondamentali in attesa del vaccino”.