MILANO – “La transizione energetica parte dai territori e le Regioni sono al centro di questo processo”. Lo ha affermato l’assessore all’Ambiente e Clima di Regione Lombardia, Raffaele Cattaneo, nel corso del suo intervento al webinair ‘Ripartire dopo il lockdown: le Regioni al centro della transizione energetica’ organizzato da Anev ed Elettricità futura. In cui sono intervenuti anche il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Francesco Boccia, e, con un videomessaggio, quello per la Pubblica amministrazione, Fabiana Dadone.
“Regione Lombardia – ha proseguito – sta mettendo in campo il proprio programma regionale energia e clima, che declina in scala regionale gli obiettivi del Pniec (Piano nazionale e integrato per l’energia e clima). Anche studi internazionali confermano come la capacità di intervento dei governi regionali è molto più efficace rispetto a quella degli stati nazionali. I livelli subnazionali sono in grado di agire sui livelli di decarbonizzazione e di efficientamento energetico con una capacità che è circa il doppio di quella dei governi nazionali dei G20. Se oggi le Regioni hanno già più efficacia nelle performance, sarebbe fondamentale poter agire sulla loro centralità anche in campo energetico”.
“Spiace constatare come il Pniec non vada in questa direzione. Infatti, prevede, per il raggiungimento degli obiettivi investimenti in tecnologie, processi e infrastrutture pari a circa 184 miliardi di euro. In proporzione, in Lombardia serviranno per gli obiettivi analoghi 34 miliardi di euro di investimenti in dieci anni, di cui circa almeno 5 per lo sviluppo del fotovoltaico. Se pensiamo che al momento la filiera dell’energia vale in Italia 62 miliardi di euro e in Lombardia 11 miliardi, comprendiamo che questa dimensione degli investimenti è da libro dei sogni. Inoltre, all’interno del Piano mancano gli strumenti per la realizzazione degli investimenti necessari”.
“Le fonti rinnovabili in Lombardia – ha detto l’assessore – rispetto ai consumi finali valgono meno del 14% (dato del 2017). Ed entro il 2030 dovremmo più che raddoppiare la quota di penetrazione delle fonti rinnovabili arrivando al 31%”. “Per raggiungere questi obiettivi – ha fatto presente – dovremmo produrre da fonti rinnovabili l’equivalente tra i 5,5 e i 5,9 di tonnellate equivalenti di petrolio (tep), rispetto ai valori attuali di 3,5 tep. Inoltre, dovremmo incrementare di più del doppio la produzione di Fer (fonti energia rinnovabile). In particolare il fotovoltaico che deve raggiungere un aumento compreso tra il 150% e il 240% della potenza installata oggi”.
“In Lombardia non partiamo da zero – ha aggiunto Cattaneo – abbiamo già 125.000 impianti. Occorre un incremento del parco produttivo fotovoltaico adeguato: tradotto in superfice necessaria servirebbero da 25 a 40 milioni di metri quadrati di superfice in Lombardia per attivare nuovi parchi fotovoltaici (circa 4000 campi di calcio). Senza strumenti adeguati questa realizzazione appare alquanto improbabile. Le fonti rinnovabili attualmente coprono circa 1/3 dell’energia elettrica prodotta. La prima fonte è quella idroelettrica che difficilmente potrà crescere. La seconda è il biogas che è abbastanza ignorato. Il fotovoltaico è solo al terzo posto”.
“Credo – ha osservato l’assessore – che la scelta del Governo di affidare alle Regioni l’iter di definizione delle aree idonee per la realizzazione di impianti fotovoltaici, sia un modo per scaricare ogni responsabilità alle Regioni. Secondo uno studio del Politecnico di Milano, se anche usassimo tutte le aree dismesse in Italia che sono disponili per produrre nuova potenza fotovoltaica, copriremmo solo il 20-30% delle disponibilità. In Lombardia queste aree idonee sono molto difficili da trovare: c’è l’indisponibilità dei terreni agricoli, come anche per le aree industriali”.
“Se alle Regioni non vengono forniti strumenti per tradurre questi obiettivi ambizioni in fatti concreti – ha concluso Cattaneo – il Pniec e forse anche il piano regionale della Lombardia resterebbero solo dei programmi non del tutto realizzabili”.