Nuova stangata all’orizzonte per le imprese. Se i comuni manterranno invariate le norme sul servizio di raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, le PMI rischiano di dover pagare oltre 5 miliardi di euro di Tari. Un colpo forte soprattutto per turismo e pubblici esercizi, cui potrebbero essere chiesti più di 1,5 miliardi di euro, con esborsi medi di 6.800 euro per gli alberghi, 5.400 per i ristoranti e 2.500 per i bar. Così Confesercenti.
Una stangata ma anche una beffa, se si considera che, durante il lockdown di marzo e aprile 2020, i rifiuti urbani prodotti sono diminuiti di circa 500mila tonnellate. E ad essersi ridotti sono soprattutto quelli attribuibili alle imprese, anche dopo la ripartenza delle attività, a causa della crisi innescata dall’emergenza pandemica.
“Nonostante l’emergenza Covid-19 abbia costretto tantissime imprese del commercio, del turismo e dei servizi a rimanere chiuse ed inattive o, quando aperte, con attività notevolmente ridotta, la macchina infernale della burocrazia e l’esigenza dei comuni di fare cassa rimettono in moto l’incubo della Tari”, commenta Patrizia De Luise, Presidente nazionale di Confesercenti.
“Proprio in questi giorni da parte di alcuni comuni sono partite e stanno partendo le richieste per la riscossione relativa al 2020. La tassa di raccolta rifiuti è un’imposta che finanzia un servizio di cui fruiscono cittadini ed imprese, ed è giusto che ciascuno paghi proporzionalmente al servizio goduto. Come sappiamo bene, però, i primi 6 mesi del 2020 – e purtroppo anche i successivi – sono stati speciali. Molte imprese chiuse, molte inattive, tante con attività ridotta non hanno prodotto rifiuti o comunque ne hanno prodotti meno dello scorso anno, e non hanno quindi goduto dello stesso livello di servizio. In questo scenario, richiedere l’intero importo della Tari vuol dire trasformare la tassa sui rifiuti in un’odiosa ulteriore gabella”.
“Solo una manciata di comuni, tra i più virtuosi, hanno già previsto riduzioni sulle tariffe. Anche questo ‘sconto’, però, rischia di essere insufficiente, ed è oltretutto iniquo, perché si applica sia a chi ha chiuso durante il lockdown sia a chi è rimasto in attività”, conclude De Luise. “Non si può lasciare il tema a livello dei singoli comuni. Governo ed Anci intervengano per far sì che la Tari venga applicata in maniera commisurata all’effettivo servizio ricevuto dalle imprese. Abbiamo già scritto al riguardo al Presidente dei sindaci Antonio Decaro perché eserciti una moral suasion nei confronti dei comuni. Anche il parlamento, però, deve fare la sua parte, intervenendo già nella fase di conversione del Dl Agosto a sostegno dell’intervento”.