In un Paese che ha visto schiantare il suo potere d’acquisto, la prima conseguenza è che non aprono nuove attività commerciali. Fino a giugno l’effetto di riduzione del tessuto commerciale è stato anestetizzato, perché se è vero che una percentuale vicina al 20% di serrande è rimasta abbassata, non c’è stata ancora la cessazione delle attività al registro imprese delle Camere di Commercio.
“Il fattore preponderante non è la mortalità ma il deficit di natalità – spiega il direttore del centro studi di Confcommercio, Mariano Bella – perché provocherà effetti a lungo termine. È l’aspetto più grave perché la generazione di occupazione dipende dalle nuove attività. Invece nel terzo trimestre 2020, rispetto al 2019, è stato aperto il 40% di negozi in meno”.
Si parla di 20.319 imprese del commercio mai nate confrontando il primo semestre 2020 (sono state 51.094) con lo stesso arco temporale del 2019 (erano 71.413). Questo provoca un effetto a lungo termine sull’occupazione e sul mercato immobiliare.