Quasi 2 italiani su 3 (63%) hanno deciso di acquistare piante e fiori in occasione delle festività di ognissanti e dei morti per porgerli in dono ai propri defunti, in una ricorrenza che resta tra le più radicate della tradizione nazionale. E’ quanto emerge dall’indagine on line della Coldiretti in occasione della tradizionale visita ai cimiteri per onorare i propri cari. Un appuntamento segnato quest’anno dall’emergenza Covid che ha reso necessarie misure anti contagio con orari limitati, ingressi scaglionati e contingentati alle tombe magari con l’aiuto di volontari o percorsi predeterminati ma ci sono comuni che prevedono prenotazioni come Palermo o hanno deciso di chiudere i cimiteri come in Trentino come peraltro raccomandato dall’’unita di crisi della Campania.
La decisione di consentire la vendita dei fiori nei centri commerciali durante il weekend nonostante la chiusura obbligatoria nei fine settimana decisa per i non alimentari in diverse ordinanze anti contagio regionali è importante – sostiene la Coldiretti – per garantire ai cittadini la possibilità di portare un dono ai propri cari. Il giorno dedicato al ricordo dei defunti rappresenta la ricorrenza più importante dell’anno per gli italiani e per il florovivaismo made in Italy.
Oltre a un tragico bilancio di vittime e ammalati – sottolinea la Coldiretti – la pandemia sta mettendo a dura prova il settore che ha perso il 58% del fatturato di un anno con il taglio di decine di migliaia di posti di lavoro. L’emergenza coronavirus ha creato problemi all’export con ritardi e difficoltà nei trasporti e nella vendita con la perdita di piante e fiori appassiti e distrutti nei vivai in Italia. A rischio c’è il futuro di un settore chiave del Made in Italy agroalimentare con il valore della produzione italiana di fiori e piante stimato in 2,57 miliardi di euro. Nel comparto sono coinvolte 27mila imprese con circa 200mila posti di lavoro che ora si trovano in gravissime difficoltà con le limitazioni per la partecipazioni a cerimonie e ricorrenze.
Il crisantemo – sottolinea la Coldiretti – continua ad essere il dono preferito in occasione della ricorrenza soprattutto per la sua lunga durata. La sua produzione è in calo a livello nazionale e i prezzi di vendita per i fiori recisi variano da 2 euro a 5 euro per quelli più grandi e possono arrivare a oltre 20 euro se si tratta di crisantemi in vaso o di mazzi con più fiori, con una tendenza all’aumento fino al 20% per acquisti last minute. Per questo è opportuno, nonostante il tipo di ricorrenza, non fare acquisti di impulso, ma verificare e mettere a confronto i diversi prezzi. Per evitare di cadere nelle trappole del mercato e non alimentare l’illegalità è meglio evitare venditori improvvisati e preferire l’acquisto, se possibile, direttamente dai produttori.
I crisantemi si possono acquistare steli recisi e in vaso nelle diverse forme (pon pon, a dalia, a fiore grande, ad anemone, a margherita e spider) con uno o più fiori per stelo e nei diversi colori tradizionali (giallo, bianco, fucsia) ai quali si sono aggiunte varianti di tendenza che vanno dal vinaccia al viola fino al verde. Il “fiore d’oro”, dal greco chrysòs (oro) e ànthemon (fiore), era già coltivato in Cina cinque secoli prima di Cristo, mentre in Europa si diffuse alla fine del 1700 in Francia, in Italia e in Inghilterra. E se nel nostro Paese il crisantemo ricorda soprattutto il giorno dei defunti, in Giappone – conclude la Coldiretti – è fiore nazionale, emblema araldico della famiglia imperiale e principale ornamento floreale utilizzato per la celebrazione delle nozze, mentre in molti Paesi è il simbolo di vita, forza d’animo e pace