A settembre le vendite al dettaglio sono diminuite rispetto ad agosto dello 0,8%. Lo riferisce l’Istat, spiegando che per i beni non alimentari c’è una flessione dell’1,3%, mentre i beni alimentari sono sostanzialmente stazionari. Su base annua si registra invece un aumento delle vendite pari all’1,3%.
Nel terzo trimestre, le vendite al dettaglio sono in aumento congiunturale del 13,9% in valore e del 13,7% in volume, grazie alla forte crescita dei beni non alimentari (+28,8% in valore e +27,4% in volume). In leggera flessione, invece, i beni alimentari (-0,7% in valore e -0,4% in volume). Su base annua le vendite dei beni alimentari crescono sia in valore sia in volume (rispettivamente +3,8% e +2,6%), mentre quelle dei beni non alimentari sono in calo in valore (-0,6%) e in aumento in volume (+0,8%).
Rispetto a settembre 2019, il valore delle vendite al dettaglio aumenta per la grande distribuzione (+1,4%) e diminuisce per le imprese operanti su piccole superfici (-0,3%). Le vendite al di fuori dei negozi calano del 7% mentre il commercio elettronico è in sostenuto aumento (+24,9%).
“Un dato peggiore rispetto alle attese – afferma l’Ufficio Studi di Confcommercio con una nota – che evidenzia i primi sintomi di un rallentamento destinato ad amplificarsi nei prossimi mesi con il riacutizzarsi della pandemia e il ritorno a misure di limitazione della mobilità e delle attività produttive. Nonostante il recupero del terzo trimestre, nell’area non alimentare il vuoto di domanda creatosi nei mesi di marzo e aprile è ancora ben lontano dall’essere colmato. Se si escludono l’alimentazione e i beni per la fruizione del tempo trascorso in casa, anche per motivi di studio e lavoro, molti segmenti di spesa scontano nei primi nove mesi del 2020 riduzioni in doppia cifra rispetto all’analogo periodo del 2019”.
“Il commercio elettronico – prosegue la nota – continua a crescere, come anche i discount. Le piccole superfici sono in difficoltà. La pandemia ha, dunque, enfatizzato tendenze già presenti nell’economia italiana. Anche ammesso che sia possibile superare rapidamente le difficoltà logistiche, infrastrutturali e organizzative, non basterà alle attività commerciali di prossimità ricorrere al canale virtuale per sopravvivere. Per tale ragione, sarà necessaria un’efficace miscela di adeguati indennizzi a fondo perduto e rapidi incentivi agli investimenti tecnologici per salvare il tessuto commerciale italiano e il suo prezioso portato di pluralismo distributivo”.