“In Italia abbiamo circa 3 milioni di bombole d’ossigeno su cui poter contare, ma in realtà un milione sono state distribuite in passato e mancano all’appello, perché non sono stati riportati i vuoti. E a questo si sta affiancando un fenomeno di accaparramento. Il rischio è quello di dover affrontare nelle prossime settimane una carenza di questi contenitori, come è stato, nella prima ondata della pandemia, con la carenza delle mascherine”. Così all’Ansa Antonio Magi, presidente dell’Ordine dei Medici di Roma. A mancare non è l’ossigeno, che viene prodotto in sufficienza, ma il contenitore in cui metterlo per poterlo somministrare ai pazienti Covid con insufficienza respiratoria.
“Molti parenti di pazienti deceduti, ad esempio, buttano le bombole dopo averle usate, anche perché non c’è informazione in merito. In molti casi invece, i contenitori vuoti giacciono nei magazzini di farmacie o strutture sanitarie. A questo si aggiunge il fenomeno dell’accaparramento: lo stiamo avendo per le bombole, come lo abbiamo visto per alcuni farmaci”.
Di bombole per la somministrazione di ossigeno, precisa Magi, “se ne stanno producendo, ma a fabbricarle e distribuirle ci vuole molto tempo, anche perché non sono come una mascherina. Quindi per supplire alla mancanza stiamo cercando di recuperare e far restituire quelle che sono in giro e non utilizzate”. un problema simile si era verificato in alcune province del nord Italia già a marzo e aprile e i Nas avevano dato il loro contributo per andare a recuperare e verificare lo stato di quelle inutilizzate. A tal proposito, conclude, per gestire questo bene ora così prezioso “riteniamo serva una gestione centralizzata, con un registro nazionale per capire chi le ha, perché e se le utilizza ancora”.