“Il Governo risponde con un assordante silenzio alle nostre richieste che sono rimaste inascoltate: cadute a terra le nostre lettere al presidente del Consiglio dei ministri, scivolate nell’ oblio le nostre comunicazioni al Ministero delle Politiche Agricole, dimenticate tutte le nostre istanze”: così Rosario Alfino presidente di Federfiori Confcommercio, commenta l’esclusione della categoria dal decreto Ristori bis. E spiega: “Già dal mese di ottobre, con la prima stretta, che prevedeva la limitazione a 30 invitati alle feste successive alle cerimonie, i fioristi hanno subito una grave perdita. I wedding planner sono stati ristorati, i fioristi no, nonostante oggi il 70% del fatturato della categoria provenga da allestimenti di matrimoni, feste ed eventi. Ora, con tutte le limitazioni dei nuovi Dpcm, abbiamo negozi aperti ma senza clienti: in molte Regioni non è possibile spostarsi, è vietato andare a trovare parenti e amici, se non per motivi di comprovata necessità. Non ci sono eventi e manifestazioni, i ristoranti sono chiusi, dunque: a chi vendere i nostri prodotti?”.
“La situazione non è più sostenibile. Chiediamo a gran voce – aggiunge Alfino – misure di sostegno concrete e che venga riconosciuta ai fioristi una dignità e un’identità lavorativa. Restare aperti non significa vendere. Restare aperti può significare, anzi, una perdita: rifornire il negozio di prodotti deperibili che rimarranno invenduti, pagare il personale dipendente e tasse come se fossimo operativi al 100% è per noi un gravissimo danno. Vogliamo risposte dal Governo”.