Non solo shopping, con il ritorno di cinque nuove regioni tra le zone gialle hanno riaperto oltre 72mila tra bar, ristoranti, pizzerie e agriturismi costretti per settimane alla chiusura o alla sola attività di asporto o consegna a domicilio. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sugli effetti dell’entrata in vigore della nuova ordinanza del Ministro della Salute, Roberto Speranza che prevede il passaggio del Regioni Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Marche, Puglia e Umbria da area arancione ad area gialla dove già si trovavano Sicilia, Liguria, Lazio, Molise, Sardegna, Veneto e Provincia di Trento.
Nonostante i cambi di colore, in Italia – sottolinea la Coldiretti – restano chiusi quasi la metà (47%) dei bar, ristoranti, delle pizzerie e agriturismi per un totale di quasi 170mila locali situati nelle regioni rosse e arancioni dove è proibita qualsiasi attività al tavolo, con un drammatico impatto su economia ed occupazione. Le ultime riaperture per la ristorazione riguardano strutture presenti in Emilia Romagna (quasi 27mila), Friuli Venezia Giulia (quasi 8mila), Marche (quasi 10mila), Umbria (oltre 6mila) e Puglia (oltre 21mila) dove peraltro è in corso una vivace discussione. Nelle zone gialle comunque le attività di ristorazione sono consentite solo dalle 5 alle 18 con la possibilità sempre della consegna a domicilio, nonché fino alle 22 della ristorazione con asporto. Nelle zone critiche (arancioni e rosse) è invece consentita la sola consegna a domicilio, nonché fino alle 22 la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle vicinanze dei locali.
Nonostante la prospettiva di un passaggio a breve in giallo di tutte le regioni italiane, la situazione è drammatica – sottolinea la Coldiretti – anche per il permanere dei limiti anche nei giorni più caldi delle feste di fine anno come Natale, Santo Stefano e Capodanno con l’obbligo di chiusura alle 18 per tutte le attività di ristorazione, anche nelle regioni più sicure. Ma a pesare è anche la decisione di blindare gli italiani in questi giorni nel proprio comune che mette ko soprattutto le oltre 24 mila strutture agrituristiche nazionali che sono principalmente situate in piccoli centri rurali con una clientela proveniente dalle grandi città e dai paesi limitrofi. Un vero paradosso – sostiene la Coldiretti – se si considera che gli agriturismi spesso situati in zone isolate in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto, che sono i luoghi più sicuri perché è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche.