SEREGNO – “Un risultato importante è stato ottenuto in tutta questa vicenda. Soprattutto è stata riconosciuta la libertà di associazione”. L’avvocato Vincenzo Latorraca (dello studio legale Lavatelli & Latorraca) non nasconde la sua soddisfazione per il pronunciamento del Tar Lombardia relativamente alla presenza del centro culturale islamico negli spazi della ex Pirelli in via Milano.
Un argomento che in più occasioni e per mesi ha animato la vita politica cittadina. Già dalla campagna elettorale il gruppo della Lega aveva rivelato il rischio moschea in città, tanto da invitare a più ripreso il nuovo sindaco Alberto Rossi ad occuparsi fin da subito di questo argomento. “Ci hanno dato degli sciacalli e dei razzisti – il commento di Trezzi – purtroppo avevamo ragione noi. I cittadini chiedano conto al sindaco di questa presenza. Noi non siamo contro la libertà di culto, però pretendiamo il rispetto delle regole”.
Per l’avvocato Latorraca, che vuole tenersi lontano da ogni polemica politica, limitandosi a svolgere la sua professione di legale, la situazione è di tutt’altro tipo: “In quei locali – racconta – si è insediata l’associazione culturale Anasr, non una moschea. Il Tar ha rilevato che non sussistono impedimenti, tanto da annullare l’ordinanza firmata dal sindaco che imponeva la cessazione dell’attività. In realtà il giudice, così come peraltro rilevato dalla Polizia locale di Seregno in occasione dei diversi sopralluoghi effettuati, ha accertato che la ex Pirelli non è un luogo deputato alla preghiera. Si tratta di attività culturali. Però il giudice ha detto anche una cosa importante: i momenti di preghiera occasionali sono sempre consentiti. E qui si entra nella sfera della libertà di culto riconosciuta dalla Costituzione”.
Nella sentenza se ne parla ampiamente, citando tutta la dottrina in premessa. Forse proprio questo ha contribuito a dare una chiave di lettura diversa ai vari gruppi politici presenti in Consiglio comunale che, perfino nella seduta di lunedì 30, hanno voluto ribadire come non può essere il criterio della libertà di culto a giustificare che un immobile possa essere giustificato a proprio piacimento.
Per il centro culturale e per lo studio legale che ha ottenuto l’importante successo davanti al Tar c’è un altro punto da sottolineare. “La destinazione urbanistica – precisa l’avvocato – è di area artigianale e produttiva. Il Tar, tuttavia, nel cambio di destinazione operato dall’associazione rileva il carico urbanistico, ricordando che dev’essere accertato un evidente peggioramento, altrimenti non vi sono impedimenti. Ecco, dieci o venti ragazzi che fanno lezione, non creano problemi dal punto di vista urbanistico”.
L’avvocato Latorraca, malgrado la vittoria ottenuta, sperava che la situazione potesse avere sviluppi ben diversi: “Mi spiace che l’amministrazione comunale perda l’occasione di dialogare – confessa il legale – cercando una soluzione condivisa. Gli ostacoli che sono stati posti mi sembrano strumentali. Da parte nostra e dell’associazione c’è sempre stato il desiderio di trovare un accordo soddisfacente per tutti”.