SEREGNO – Colpo di scena nella già controversa operazione di aggregazione industriale tra il gruppo seregne Aeb e A2A: ora spunta un nuovo ricorso di Brianza Energia Ambiente SpA (l’azienda che gestisce il termovalorizzatore di Desio) “ad opponendum” nel giudizio promosso dinanzi al Consiglio di Stato dal Comune di Seregno, Aeb e A2A che, invece, intendono difendere fino in fondo la loro iniziativa dando vita a una nuova realtà industriale.
L’intervento di Bea (Brianza Energia Ambiente SpA), però, spiazza davvero tutti. E questo, ancora prima dell’eventuale validità delle sue tesi, è già motivo di grandi tensioni: perché gli stessi Comuni soci, alcuni dei quali schierati nel giudizio amministrativo al fianco di Seregno e di Aeb, nulla sapevano di questa iniziativa legale.
I Comuni di Bovisio Masciago, Desio, Limbiate, Seveso e Varedo, infatti, hanno saputo del ricorso soltanto a cose fatte dopo aver ricevuto una Pec (posta elettronica certificata). Da soci di Brianza Energia Ambiente SpA, insomma, non erano nemmeno stati avvertiti che la società stessa intendeva intraprendere un’azione legale contro di loro. A rendere tutto ancora più surreale il fatto che stavolta la politica non c’entra: non si tratta di battaglie tra centrodestra e centrosinistra, bensì di una sorta di regolamento di conti tra società partecipate dagli stessi Comuni.
Il motivo del contendere è molto semplice. Brianza Energia Ambiente SpA, dopo avere appreso che il 15 febbraio il Tar Lombardia ha accolto il ricorso proposto da Cst Centro Servizi Termici e da De.Ca.Bo. (Depositi Carboni Bovisa) Srl, ritenendo che l’aggregazione è stata illegittimamente realizzata senza il previo esperimento di una procedura a evidenza pubblica, ha deciso di affidarsi allo studio legale Robaldo-Ferraris facendo valere le sue ragioni poiché si sente danneggiata.
Chi ha buona memoria, infatti, ricorda che un contatto tra l’azienda desiana del termovalorizzatore e il gruppo seregnese Aeb c’è stato. Sebbene con esito infruttuoso: proprio mentre Aeb nell’autunno 2019 stava valutando con A2A la convenienza dell’operazione, infatti, Brianza Energia Ambiente si era fatta avanti con una manifestazione di interesse. “La proposta ricevuta – aveva spiegato Loredana Bracchitta, presidente di Aeb – era di acquisizione parziale o totale da parte di Bea delle quote di Gelsia Ambiente Srl, società che fa parte del gruppo Aeb. Non ho però alcun mandato dai miei azionisti che preveda la cessione totale o parziale di quote di Gelsia Ambiente, così come la vendita totale o parziale dell’azienda non rientra attualmente nelle linee strategiche del gruppo Aeb. Qualora Bea avesse una specifica proposta di sviluppo, ad esempio relativa alla costruzione di un nuovo impianto di riciclo dei rifiuti, saremo lieti di discuterne. E, laddove sussistessero le condizioni, potremmo definire una nostra possibile partecipazione all’iniziativa. Ben altra cosa è l’ipotesi di cessioni di quote e addirittura dell’intera azienda che, secondo quei criteri di trasparenza e correttezza ai quali ci atteniamo sempre, necessita di altre premesse”.
Dopo il pronunciamento del Tar, ecco che ora Brianza Energia Ambiente fa sentire la sua voce al Consiglio di Stato: avere escluso “qualsivoglia procedura ad evidenza pubblica e, a ben vedere, anche di qualsivoglia confronto, anche nella fase di valutazione delle possibili forme di integrazione al fine di meglio gestire i servizi pubblici di cui si discute nel territorio di Monza e Brianza – scrive l’avvocato Robaldo -, ha leso in misura significativa le aspettative di Bea”. Non ci sarà però solo una battaglia legale: Brianza Energia Ambiente SpA dovrà ora fare i conti anche con i Comuni soci che non hanno gradito la sua iniziativa.