L’emergenza Covid fa crescere la spesa alimentare delle famiglie al top del decennio con un balzo del +2,9% nel primo trimestre del 2021 per effetto dei lockdown e delle restrizioni agli spostamenti che hanno spinto gli italiani tra le mura domestiche. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti su dati Ismea che evidenziano in controtendenza un andamento positivo degli acquisti alimentari rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente che non compensa tuttavia il crollo della ristorazione.
Le star del carrello 2021 nel tempo del Covid sono soprattutto vini e birra, con l’aumento record degli spumanti del 55%, segno della tendenza degli italiani – spiega Coldiretti – a spostare definitivamente tra le mura domestiche un rito consolidato e “consolatorio” rispetto alle privazioni imposte dalla pandemia come l’aperitivo. A doppia cifra l’incremento per le altre bevande alcoliche (+25,4%), la birra (+18,4%) e il vino (+14,5%). Strettamente legato all’abitudine dell’aperitivo è l’aumento di salumi (+8,4%) e formaggi freschi (+5,9%). Ma accanto alle bollicine la spesa degli italiani nel 2021 premia soprattutto il comparto ittico, in aumento del 15% trainato principalmente dal boom del pesce fresco che cresce del 28,5%, grazie al ritorno alle normali abitudini di spesa giornaliera, rispetto al lockdown quando le uscite erano molto più rare e non era dunque conveniente acquistare molto prodotto deperibile.
Il trascorrere delle settimane in casa – precisa la Coldiretti – ha comunque modificato progressivamente l’atteggiamento dei consumatori nei confronti del cibo con un graduale ridimensionamento dell’interesse iniziale con la pandemia per i prodotti conservabili (surgelati e scatolame) e da “scorta dispensa”. Il risultato è che sono i prodotti freschi sfusi a trainare la crescita dei consumi con un incremento del 3,7% (grazie al +6% della verdura fresca), contro il +2,5% dei prodotti confezionati.
Nella scelta dei luoghi di acquisto si assiste invece alla riscossa delle piccole botteghe di prossimità che si dimostrano essere le più dinamiche con un incremento dell’8%. La pandemia ha accelerato quel processo di “deglobalizzazione” in atto da qualche tempo, alimentando interesse e voglia di “mangiare vicino”. Dal globale al locale inteso come il negozio di vicinato, come mercato rionale ma anche quello contadino o direttamente in fattoria. L’emergenza Covid-19 ha determinato un sensibile aumento del numero delle imprese agricole che praticano la vendita diretta e, di conseguenza, il fatturato di questo canale che, nel 2020, ha superato i 6,5 miliardi di euro secondo l’Ismea.