LISSONE – Un sostegno diretto alle donne vittime di violenza fisica e psicologica, con percorsi di assistenza e accompagnamento attivati a tutela delle vittime e dei rispettivi figli. Sono 40 le donne che nel corso del 2020 si sono rivolte allo Sportello antiviolenza “Telefono Donna” di Lissone, il punto di riferimento sul territorio della Rete Artemide la cui finalità fin dal 2009 è quella di accogliere, ascoltare e informare in maniera puntuale sulle conseguenze della violenza subita e sulla gravità del reato, nonché sul diritto delle donne a essere protette in strutture dedicate.
La Rete Artemide è una rete interistituzionale nata dalla collaborazione tra i Comuni della Provincia di Monza e Brianza, Prefettura, Procura, Forze dell’Ordine, Ats Brianza, Asst di Monza e Asst Brianza, Cadom, White Mathilda, Telefono Donna, Novo Millennio, La Grande Casa, Centro Ambrosiano di Solidarietà, Afol, Istituti Clinici Zucchi, Policlinico di Monza, Ordine dei Medici.
“I numeri di accesso allo Sportello sono in linea con quelli del biennio precedente, a dimostrazione della necessità di proseguire nelle azioni coordinate a supporto delle donne – affermano il sindaco Concettina Monguzzi e Anna Mariani, assessore con delega alla Persona -. L’amministrazione comunale di Lissone promuove momenti di integrazione e di ascolto sul territorio anche mediante iniziative finalizzate a creare momenti di aggregazione e relazione. Ma la forza di appartenere ad una rete sta proprio nel costruire comunicazioni ed azioni congiunte, arrivando in modo unitario alle donne che hanno bisogno di un sostegno”.
Fra gli interventi da anni promossi a livello comunale figurano l’azione di sensibilizzazione che le associazioni effettuano nelle scuole, l’attivazione di un Forum Donna a cui aderiscono una dozzina di sodalizi lissonesi e il costante contatto in essere fra Comune e Comunità straniere anche mediante il dialogo con le associazioni che hanno sede in città. Non mancano poi iniziative specifiche per sensibilizzare sul tema della violenza, con la presenza di panchine rosse in cinque punti della città, la calendarizzazione per il mese di marzo della rassegna culturale-sociale Impronta Donna e la veicolazione del numero di telefono 1522 anti-violenza e stalking promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
“Lo Sportello d’ascolto è un punto di arrivo e di partenza, ma rappresenta uno dei servizi attivati sul territorio per intercettare fenomeni di violenza sulle donne – aggiunge il sindaco -. Nella consapevolezza che molto è ancora il lavoro da svolgere per intercettare le vittime di violenza, l’amministrazione comunale è presente sul territorio anche con “antenne sociali”, mediatori e un costante lavoro con le comunità straniere. Strumenti che, seppur non immediatamente visibili, permettono di avviare un dialogo che porti al sostegno diretto di chi si trova in difficoltà”.
Da gennaio a dicembre 2020, gli accessi totali allo sportello sono stati 57, di cui 40 hanno portato a donne la cui posizione è stata effettivamente presa in carico dagli operatori specializzati. Di queste, 25 hanno avuto un primo contatto tramite telefono, 12 hanno attivato il canale tramite mail e 3 si sono presentate nella sede di via Como per un primo colloquio personale.
Si tratta di donne per la quasi totalità residenti nell’Ambito di Carate Brianza (di cui anche Lissone fa parte), di differente fascia d’età (ma in 25 hanno fra i 31 e i 50 anni), in 22 casi italiane e in 18 straniere con differenti origini: fra queste, 8 provengono dall’Est Europa, 5 dai Paesi Arabi, 2 dal Sud America. A rivolgersi allo Sportello sono state in prevalenza donne coniugate (18 casi), separate (10) o conviventi (4), nella maggior parte dei casi con figli sia minorenni (21) che maggiorenni (11).
Violenza fisica e psicologica la ragione che nella maggior parte dei casi ha spinto le donne a chiedere un aiuto, tanto che in 17 casi è stato necessario anche un accesso al Pronto Soccorso. Proprio per la delicata situazione, in 7 casi è stato giudicato alto il rischio della donna (in 23 medio, solo in 10 basso), individuando nel marito/compagno (21 casi) o nell’ex compagno/marito (12 casi) l’autore delle violenze. Complessivamente, in 22 casi le donne hanno sporto denuncia penale che ha portato anche a 3 misure cautelari.
Complessivamente, pur nell’anno dell’emergenza pandemica, lo Sportello ha avuto 345 scambi e-mail con donne vittime di violenza (o con servizi annessi alla segnalazione), 254 ascolti telefonici, 82 colloqui di accoglienza, 68 colloqui di supporto psicologico, ha offerto 21 consulenze legali e ha avuto 12 partecipazioni a tavoli di rete.